L’Insaziabile, per distinguerlo dal Cannibale: perché il ciclismo contemporaneo non è paragonabile a quello del passato, ma le imprese forse sì. Con la classica delle “Foglie morte” (il Giro di Lombardia) che si corre proprio il giorno in cui esce questo numero di MillenniuM, la stagione si conclude, marcata dai sigilli di Tadej Pogacar, l’Insaziabile appunto. Oltre 20 vittorie sui terreni più disparati: dalle classiche ai Grandi Giri al Mondiale, il 26enne sloveno ha già prenotato il futuro: ha dichiarato poche settimane fa di voler vincere tutte e 5 le Monumento (Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Lombardia: gli mancano la prima e la terza, forse la più ostica per il suo fisico) e tutti e 3 i Grandi Giri (gli manca solo la Vuelta), più che vincere a ripetizione il solo Tour.
Nell’era dei watt, dei guadagni marginali, dell’alimentazione tecnologica come le bici dei “pro”, “Pogi” si erge ormai ad alieno. Come appariva Merckx ai suoi tempi, affamato di vittoria in ogni gara alla quale partecipasse. Lo sloveno è emulo del belga: secondo i calcoli sul “valore” della sua annata la somma delle prestazioni di Tadej è addirittura superiore a quelle ottenute da Eddy negli anni tra il ‘69 e il ‘75. Inavvicinabili dai pur volenterosi avversari che oggi come cinquanta anni fa hanno rappresentato il saporito contorno delle ineluttabili conquiste dei due fuori-categoria. Talenti unici accaparratori di gare, fama e guadagni: all’epoca Merckx veniva accreditato di uno stipendio paragonabile a circa un milione di euro attuali; solo quest’anno Pogacar è passato da 6 a 8 milioni annui; anche qui l’Insaziabile pare superare il Cannibale.
L’Insaziabile, per distinguerlo dal Cannibale: perché il ciclismo contemporaneo non è paragonabile a quello del passato, ma le imprese forse sì. Con la classica delle “Foglie morte” (il Giro di Lombardia) che si corre proprio il giorno in cui esce questo numero di MillenniuM, la stagione si conclude, marcata dai sigilli di Tadej Pogacar, l’Insaziabile […]