Così lontano così vicino
di Emanuele Greco

Padroni in casa d’altri, ma fino a un certo punto

I Greci e i Romani: due modi per dominare. Evitiamo di chiamare padroni del mondo i secondi, e anche i primi, nonostante Alessandro Magno. Qui per intenderci faremo ricorso a uno strumento formidabile, il vocabolario. Partiamo dai Romani che ci sono più familiari. Nel volgere di poco più di un secolo, tra il IV e il III a.C., i Romani conquistarono tutta l’Italia. Per controllare un territorio così vasto misero in atto un sistema perfetto, le colonie. Prescindiamo dalle due tipologie di colonie, quelle di diritto latino e quelle che avevano lo statuto di città alleate. Durante la seconda guerra punica, alla fine del III secolo a.C., quando Annibale era diventato il terrore, al punto da generare il proverbio “Annibale alle porte” per indicare un pericolo estremo, Roma aveva fondato trenta colonie in Italia. Nel discorso in Senato, Quinto Fabio Massimo si pronuncia contro i traditori, le colonie che avevano fatto causa comune con Annibale, elencando le 18 che erano rimaste fedeli a Roma. Gli abitanti delle rimanenti 12 erano avvisati e presto se ne renderanno conto.

Ma cosa vuol dire colonia? La parola è il sostantivo derivato dal verbo colere, coltivare, e contiene in sé il senso di dipendenza da un padrone, in questo caso, i Romani, i quali lasciavano alle colonie ampia libertà amministrativa, fino al diritto di battere moneta propria, ma nessuna autonomia militare. In caso di guerra, dovevano fornire truppe e navi ai Romani.

Greci e romani colonizzarono in modo diverso (e abbastanza soft)

Quando nei libri di storia troviamo capitoli intitolati “la colonizzazione greca”, dobbiamo dedurne che le cose sono andate alla stessa maniera? La risposta è negativa. Il movimento di gente che dalla Grecia si riversò nel Mediterraneo tra il secolo VIII e il VI a.C. veniva indicato dai Greci con la parola “apecismo”. Infatti, le città fondate dai Greci si chiamavano apoikìai e gli abitanti àpoikoi. Quando i dotti umanisti si sono trovati di fronte al problema non hanno avuto dubbi a tradurre apoikismòs con colonizzazione. Perfino Cicerone chiamava, in latino, coloniae le città fondate dai Greci. Insomma traduceva la parola apoikìa con colonia.

Questa pratica è oggi entrata nell’uso e non si può modificare, certo, a condizione che si tenga presente l’abissale differenza tra i due mondi. Nelle fondazioni greche la parola apoikìa rende il significato di “partire da casa”. Gli àpoikoi diventavano cittadini di una città autonoma senza obblighi nei confronti della madrepatria. Partivano, spesso, per alleggerire la pressione demografica in tempi di carestia, conservando costumi e lingua della terra di provenienza. Un gruppo di studiosi danesi, dopo una lunga ricerca, ha censito non meno di 1.300 città greche nel Mediterraneo: ognuna di esse era una piccola comunità, gelosa della sua autonomia. Messe tutte insieme avrebbero potuto dar vita a un impero prima di Alessandro. Ma non passava loro neppure lontanamente per la testa una simile eventualità. L’impero greco è solo culturale, non politico.

I Greci e i Romani: due modi per dominare. Evitiamo di chiamare padroni del mondo i secondi, e anche i primi, nonostante Alessandro Magno. Qui per intenderci faremo ricorso a uno strumento formidabile, il vocabolario. Partiamo dai Romani che ci sono più familiari. Nel volgere di poco più di un secolo, tra il IV e […]

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