Tra i tanti danni che genera il denaro, c’è anche quello ambientale. I soldi possono lievitare all’infinito, ma le azioni fisiche che essi rendono possibili sono in grado di devastare territori, abbattere foreste, estinguere specie viventi, sfruttare popolazioni, cambiare il clima, prosciugare fiumi, inquinare, cementificare, compromettere le condizioni di vita delle generazioni future. Ma se diretti verso investimenti utili, virtuosi e sostenibili, i soldi possono anche fare del bene, risolvere problemi o almeno non creare nuovi danni. C’è infatti una bella differenza tra investire in armi o miniere di carbone piuttosto che su pannelli solari o edifici a basso consumo energetico.
Ed è per questo che nel 2005 sono nati i fondi Esg, che significa Environmental (sostenibilità ambientale), Social (sostenibilità sociale, parità di genere) e Governance (legalità e risorse umane). Molte società pubbliche e multinazionali quotate in borsa vengono oggi valutate anche in base ai criteri Esg, che devono essere esposti in bilancio in modo trasparente, misurabile e verificabile. Questo per evitare il greenwashing, cioè la sostenibilità ambientale e sociale fatta solo a parole.
Se un’azienda dichiara di aver ridotto la propria impronta di carbonio, sarà obbligata a certificare come ha raggiunto quel risultato, esplicitando le tonnellate di Co2 evitate magari piantando alberi o installando pannelli solari (e dicendo quanti e dove), rispettando la direttiva europea Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive), approvata nel dicembre 2022.
I fondi d’investimento sostenibili portano benefici ambientali, ma occhio a chi si dà solo una verniciata
Purtroppo le regole sono ancora imperfette e le scappatoie ancora tante, così spesso l’investitore può essere sviato da una mano di vernice verde sulla copertina del bilancio o tante belle parole che di ecologico hanno poco. Però è innegabile che molte industrie hanno capito che lavorare sulla sostenibilità ambientale conviene, sia in termini produttivi (risparmio di energia e risorse), sia normativi (legislazioni più stringenti), sia reputazionali (i cittadini chiedono più informazione sulla natura dei prodotti).
Gli investitori possono scegliere dove mettere i propri denari sulla base di considerazioni etiche volontarie e purtroppo ci saranno sempre speculatori cinici e spregiudicati che sosterranno attività “sporche” apportatrici di lauti e rapidi guadagni. Ma via via che la finanza verde acquisirà forza, i benefici collettivi aumenteranno in quanto le aziende che rispettano i criteri Esg verranno premiate e quelle che non li adottano verranno penalizzate con più elevati livelli di rischio.
Il denaro mal diretto può fare gravissimi danni ambientali, ma se è invece convogliato su progetti e prodotti sostenibili ha un vantaggio unico: il suo effetto è rapidissimo! Con un semplice click su un computer potete scegliere se cementificare o recuperare suolo, se emettere più o meno Co2, se usare più o meno pesticidi. Ma accettando di guadagnare il giusto, perché i soldi troppo facili nascondono spesso la distruzione ambientale.
Tra i tanti danni che genera il denaro, c’è anche quello ambientale. I soldi possono lievitare all’infinito, ma le azioni fisiche che essi rendono possibili sono in grado di devastare territori, abbattere foreste, estinguere specie viventi, sfruttare popolazioni, cambiare il clima, prosciugare fiumi, inquinare, cementificare, compromettere le condizioni di vita delle generazioni future. Ma se […]