Già simbolo del potere di Roma imperiale, finanche l’aquila è diventata un ornamento dal salottismo capitolino, laddove il divano è il complemento letale della poltrona e la casta uccella il popolo ignaro. Si chiama Olympia il rapace lotitiano e biancoceleste nella pagina seguente. Il presidente della Lazio nonché senatore azzurro Claudio Lotito si è presentato così all’ultima festa di compleanno di Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1: a trent’anni dall’irruzione nel Palazzo del berlusconismo contra ed extra legem, oggi i raduni gastro-politici del potere di turno non ricercano più una sobria invisibilità, ma l’esatto opposto, ostentando baci e abbracci e solide mandibole aduse alla manducazione senza sosta. È dalla caduta del Muro, con la conseguente morte dei partiti del Novecento, che i salotti sono l’epifania permanente di “Roma padrona”, bicamerale notturna di affari, patti, relazioni e delazioni. Fu proprio il nostro Umberto Pizzi, all’alba della Seconda Repubblica, a documentare per primo i corpi del reato inciucesco: a tavola, al buffet, sui divani. “Manus manum lavat”. “Una mano lava l’altra”, per evocare Petronio e il suo Satyricon. Fino a tre lustri fa, l’arte neo-trimalcionica più fulgida portò il nome di Maria Angiolillo (1921-2009), “regina dei salotti” e vedova di Renato, fondatore del Tempo, che fece del suo villino a Trinità dei Monti un alveare consociativo per politici, cardinali, banchieri e industriali. Sempre Petronio: “Che possono le leggi, là dove solo il denaro ha potere,/ o dove la povertà non ha mezzi per vincere?”. La solita storia, in fondo.
Divanità
A Roma una delle magioni meglio attrezzate per il salottismo è quella di Melania Rizzoli, già parlamentare forzista e vedova dell’editore Angelo. La grande immagine in queste due pagine è del 2010: una cena per Renata Polverini, all’epoca candidata della destra alla Regione Lazio. Immersi in uno sprofondo rosso ci sono, tra gli altri, un palazzinaro, un manager, un volto tv. Altro divano, altra regina dei salotti: in basso, a sinistra, seduta sul bracciolo, la contessa Marisela Federici assiste Cesare Romiti (1923-2020), già uomo Fiat.
Braccio amato
In basso, al citato compleanno di Chiocci, Antonio Angelucci (editore, ras della sanità privata, deputato leghista) prende sottobraccio Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno: una sorta di braccio amato del potereDiscesa in campo
Dopo aver cambiato simbolo e nome, la sinistra post-comunista arrivata al governo nel 1996 è diventata gestionista anche per rassicurare e tranquillizzare il Sistema. E così ecco Pier Luigi Bersani, Anna Finocchiaro e Vannino Chiti, in una foto di vent’anni fa e passa, scendere la scalinata del villino di Maria Angiolillo
A chiudere, infine, un gioioso Bruno Vespa mentre lascia casa Angiolillo dopo una cena
Già simbolo del potere di Roma imperiale, finanche l’aquila è diventata un ornamento dal salottismo capitolino, laddove il divano è il complemento letale della poltrona e la casta uccella il popolo ignaro. Si chiama Olympia il rapace lotitiano e biancoceleste nella pagina seguente. Il presidente della Lazio nonché senatore azzurro Claudio Lotito si è presentato […]