La guerra dei mondi
di Antonio Padellaro

Chi mastica solo slogan e fake news: la rapina dei fatti

Negli anni Novanta il grande Mordecai Richler scrisse per Playboy un reportage dal titolo Un mondo di cospiratori che andrebbe riproposto come podcast di sicuro successo, per spiegare di che pasta sono fatti i fuori di testa di ogni epoca e foggia. Ma anche i ladri di verità, gli spacciatori di parole. Richler illustrò le stramberie di certi fenomeni convinti che Charles Manson fosse un sicario al soldo del controspionaggio militare, che dietro il successo dei Rolling Stones c’era il “menticidio”, arma del Kgb per indurre al suicidio mentale i ragazzi americani, che Lee Oswald aveva una mira schifosa e lavorava nello spionaggio della Marina (come Nixon del resto), che i cosiddetti grandi della Terra possono concedersi robuste dosi di alcol, droga e sodomia perché burattini dei veri reggitori del mondo, riuniti nella “minoranza sifilogiudaica”, e così vaneggiando. Narrazione che spiega l’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca.

Uno studioso della materia sostiene che spararla grossa non costa nulla, ma fa figo. Lo fanno perché si annoiano e nel tedio di una stagione pigra di vacanze meritarsi un titolino sui giornali, un sapido alterco nei talk, o una citazione con foto su Dagospia, può aiutare. Nel folto partito di chi la spara grossa, accanto ai fuori di testa troviamo una categoria che secondo il professor Umberto Galimberti esprime un qualche disturbo della personalità: “I desiderosi di appartenere a un grande club dell’opposizione”.

Sono i bastian contrari che incontrammo negli anni universitari quando sostenevano di aver affrontato, e con la lode, tutti gli esami del corso, ma non la tesi di laurea come gesto dimostrativo contro un non meglio precisato “sistema”. Li abbiamo ritrovati, quando la sinistra andava ancora di moda, che si dichiaravano orgogliosamente “comunisti” nelle cene a bordo piscina, disposti a scendere in piazza per contestare il solito famigerato “sistema”. Se ci occupiamo di essi sul numero di Millennium dedicato ai furti di opere d’arte è perché attraverso la gigantesca macchina delle fake news si sottrae qualcosa di ancora più prezioso alla conoscenza collettiva e dunque alla capacità di esprimersi con cognizione di causa. E di decidere.

Mitomani, cospiratori e cacciatori di fama: la lezione di Richler vale ancora oggi

Ciò avviene soprattutto attraverso la ripetizione compulsiva di slogan vuoti come le scatole dei regali dopo Natale. Roba come il Grande Reset. L’hanno deciso a Davos. Schiavi del mondialismo. Prima gli italiani. La macchina del fango. La giustizia a orologeria. Poteri forti. Anzi fortissimi. E così complottando. Da questa esondazione dalla realtà non può salvarci nessun Indiana Jones bensì un lavoro di applicazione cognitiva che selezioni le fonti informative e la sottoponga ad attenta verifica. Andiamo incontro a una società nella quale dominerà l’analfabetismo dei fatti. A salvarsi sarà (forse) una minoranza che, come in certi film catastrofisti, conserverà gelosamente libri e giornali. Reperti di un tempo quando le parole avevano ancora un senso.

Negli anni Novanta il grande Mordecai Richler scrisse per Playboy un reportage dal titolo Un mondo di cospiratori che andrebbe riproposto come podcast di sicuro successo, per spiegare di che pasta sono fatti i fuori di testa di ogni epoca e foggia. Ma anche i ladri di verità, gli spacciatori di parole. Richler illustrò le […]

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