L’è el dì di Mort, alegher”: così ha inizio novembre, tra le risate di Delio Tessa, non appena sepolta la pagliacciata di Halloween. Questo è il mese dei defunti. Ma con brio. La letteratura stessa è un famedio di scrittori e filosofi macabro-satirici: da morire dal ridere, con Bernhard, con Céline, con Schopenhauer, con Cioran, con Beckett… Poi certo, a scherzare coi morti, qualcuno finisce dritto in manicomio, tipo Louis Wolfson, 93 anni, di cui 90 vissuti da schizofrenico patentato, elettro-scioccato, vendicativo: nel 1984 licenzia Mia madre, musicista, è morta di malattia maligna a mezzanotte, tra martedì e mercoledì, nella metà di maggio mille977, nel mortifero Memorial di Manhattan , un manifesto funebre di rara crudeltà se però non fosse di altrettanta comicità. Dalla danza macabra alla Livella, “tutto è ridicolo, quando si pensa alla morte”. Persino il sommo William Shakespeare non può esimersi dallo sfoggio di humour nero: un po’ perché è un uomo britannico, un po’ perché è un uomo, un ammasso di contraddizioni, scongiuri e bile. Tra i suoi fool più riusciti, tra i suoi buffoni più irriverenti, ci sono i due becchini dell’Amleto, la tragedia con il record di cadaveri superflui e morti stupide, evitabilissime. Vedi Polonio, ammazzato come un sorcio dietro a una tenda. Commenta garrulo il principino assassino: “Così ha inizio il male e il peggio è alle spalle”. Se non è una gag questa… Risate, sipario.
L’è el dì di Mort, alegher”: così ha inizio novembre, tra le risate di Delio Tessa, non appena sepolta la pagliacciata di Halloween. Questo è il mese dei defunti. Ma con brio. La letteratura stessa è un famedio di scrittori e filosofi macabro-satirici: da morire dal ridere, con Bernhard, con Céline, con Schopenhauer, con Cioran, […]