Ho scoperto di essere infertile quando ho iniziato a cercare un figlio. Cioè a 30 anni, non immaginavo di essere già vecchia». La sua ginecologa: un figlio naturalmente non arriverà. Francesca mi apre le porte di casa sua. «Nessuno immagina il nostro dolore. Essere infertili o comunque non riuscire ad avere figli è una malattia. Intraprendere strade alternative per diventare genitori è un modo per curarla». Malattia, cura. Un binomio che quando ci approcciamo alla procreazione non consideriamo. «La denatalità non è solo conseguenza di scelte di vita diverse rispetto ai nostri nonni. Siamo in tanti a volere figli e a non poterne avere. Siamo invisibili».
Francesca, la maternità surrogata è diventata reato universale: «Noi alla fine siamo riusciti a far nascere Filippo con la procreazione medicalmente assistita eterologa. Ero pronta a provarle tutte però, sia chiaro. Anche la surrogata, certo come ultima ipotesi. Oggi mi domando: importa a qualcuno capire perché tante donne e uomini giovani non riescono ad avere figli, oppure l’unica cosa che conta è giudicare e punire le scelte di vita altrui?».
Il desiderio di essere genitori fra scienza ed etica. Dov’è giusto fermarsi?
Anche Alessandra è diventata madre grazie a una donatrice che le ha dato i suoi ovuli, fecondati con gli spermatozoi del marito. La procreazione eterologa funziona così, è legale in Italia anche se osteggiata da movimenti cattolici e partiti di destra, oggi al governo. «La madre biologica di Tommaso non sono io. Quindi? L’ho portato in grembo, lo allatto, lo cullo, lo amo. Pensare che potrei essere in futuro anche io perseguita mi terrorizza e inquieta». «La genitorialità va al di là dell’essere veramente colui o colei che possiede l’ovocita e lo spermatozoo. Perché è così difficile accettarlo?». Forse per la paura che i nostri figli ci condannino. «Non ho paura di questo, sono certa che mio figlio non avrà timori o scompensi. Gli racconterò che è nato per amore. Non solo nostro, ma anche della donna che ci ha aiutato».
Alessandra e suo marito scrivono un diario per Tommaso da quando è nato. Glielo daranno al momento giusto. «C’è un atteggiamento colpevolizzante verso il sentimento di genitorialità. Come se non riuscire ad avere figli naturalmente fosse una colpa e non una circostanza non scelta». No, ma forse è difficile accettare che qualcun altro porti in grembo mio figlio. E se quella donna non riuscisse a separarsi da lui? Se quel legame fosse più forte? Claudia non ha una risposta, ha una storia. La sua: «Ho 36 anni, però a livello biologico ne ho 45. Che faccio? Non ditemi: adotta. Più facile accada un miracolo». Se ti dico: fattene una ragione? «Se ti rispondo: la scienza ci offre opportunità nuove, perché non coglierle?». Perché forse dobbiamo imparare a fermarci? «Si, ma tutti. Anche chi legifera. Non lo so se è giusto arrendersi oggi che la surrogata è reato. La mia psiche è provata. È pesante tutto ciò, da vivere e da dover accettare come se fosse la normalità». Presto definiremo per legge anche il significato di “normale” e renderemo fuorilegge tutti coloro al di fuori del perimetro stabilito.
Ho scoperto di essere infertile quando ho iniziato a cercare un figlio. Cioè a 30 anni, non immaginavo di essere già vecchia». La sua ginecologa: un figlio naturalmente non arriverà. Francesca mi apre le porte di casa sua. «Nessuno immagina il nostro dolore. Essere infertili o comunque non riuscire ad avere figli è una malattia. […]