Tornatore: Bagheria-Siberia, sguardi di ragazzini e sagome oscure

Tornatore: Bagheria-Siberia, sguardi di ragazzini e sagome oscure

Prima della cinepresa, la macchina fotografica: dai sobborghi palermitani alla steppa. Le sue “Indiscrezioni” in mostra a Pescara

di Giuseppe Tornatore | a cura di Lorenzo Sansonetti

Una fotografia racconta una storia in un singolo scatto, condensa tutto in quel preciso istante. Non è un semplice fotogramma che insieme ad altri compone un’azione o un racconto come in un film. Cinema e fotografia si intrecciano, ma spesso parlano lingue diverse: il sogno e la realtà. Nella storia solo pochi sono riusciti a tenere insieme le due espressioni artistiche. Questa è la storia, poco conosciuta, di un grande regista che ha mosso i primi passi da bambino con una Rolleicord. Parliamo di Giuseppe Tornatore, premio Oscar nel 1990. Oggi la mostra “Indiscrezioni”, a Pescara fino al 20 dicembre, organizzata dal fotografo e docente Stefano Schirato e da Mood Photography alla Fondazione La Rocca, ha il merito di riportare alla luce alcune immagini scattate dal regista siciliano in due momenti diversi. Le prime sono realizzate nella sua Bagheria tra il 1967 e il 1977, quando aveva tra gli undici e i ventidue anni e altre sono tratte da un reportage realizzato in Siberia nel 1999. A emergere forte, come filo comune, è lo sguardo dei bambini, protagonisti nelle foto dei sobborghi palermitani e nelle steppe siberiane, così come nella narrazione cinematografica del regista.

La passione per la fotografia nasce, per caso o per destino, a pochi passi da casa, quando nel 1964, a sette anni, Tornatore inizia a frequentare il “Supercinema” e il “Capitol”, dove conosce il fotografo e proiezionista Mimmo Pintacuda. Sarà lui a ispirare il personaggio interpretato da Philippe Noiret in Nuovo Cinema Paradiso e a insegnare le arti della proiezione e della fotografia a quel bambino che era stato letteralmente rapito dalle enormi immagini proiettate sullo schermo del primo cinema della città. E come nel film premio Oscar, il bambino diventa proiezionista a dieci anni e inizia a fare foto per guadagnare qualche soldo.

Le immagini diventano compagne di giochi e di sogni, “a dodici anni avevo visto circa mille film, tre a settimana” – racconta Tornatore nel libro Baaria – “ma per un ragazzo di Bagheria di quattordici anni alla fine degli anni Sessanta, l’idea di fare cinema non era soltanto un’utopia, era peggio, molto peggio”. Così scopre due tipi di fotografia molto diversi: da una parte quelle dei matrimoni e dei compleanni, dall’altra si appassiona ai reportage di Pintacuda e Scianna, che studiava su L’Europeo. La Rolleicord diventa “una specie di indumento” che porta con sé a scuola e ovunque. Inizia a fotografare a ripetizione, come se stesse prendendo appunti per la sceneggiatura di un futuro film. Le foto che pubblichiamo in queste pagine lo raccontano: lo sguardo di un ragazzo che cattura gli occhi dei bambini ci porta subito ai protagonisti autobiografici dei suoi film.

Con i soldi raccolti con i primi lavori acquista una cinepresa Super8, con cui filma di nascosto le persone della sua città. Il primo documentario prodotto ( Il carretto) racconta l’arte dei carretti siciliani e grazie all’incontro con Renato Guttuso, anche lui di Bagheria, viene diffuso in Sicilia e poi acquistato dalla Rai. È questo l’episodio, raccontato anche nel film Baaria (2009), che cambia le sorti di un ragazzo, figlio di un consigliere comunale comunista e protagonista delle lotte dei braccianti del primo dopoguerra.

Nel 1999, mentre sta montando La leggenda del pianista sull’oceano, arriva la proposta di Italgas di realizzare un reportage fotografico in Siberia, dove l’azienda sta per inaugurare un impianto. Per Tornatore si riaccende la passione giovanile per la fotografia, sospende il montaggio e intraprende un lungo viaggio fino al circolo polare artico, per cogliere volti e paesaggi lunari. Così si riavvolge la pellicola e si chiude un cerchio: la semplicità di queste immagini restituisce un rapporto crudo con la terra, che sia la torrida Sicilia o la gelida Siberia. Gli occhi “inattuali” dei ragazzini di allora, stupiti ma abituati alla durezza della vita, ci parlano anche di oggi, delle guerre viste dai più piccoli, di immagini che rimarranno impresse per sempre, come quando si sviluppa una foto con l’ingranditore.

I palloncini, le luci, lo stupore: grazie alla lezione di Mimmo Pintacuda, proiezionista del Cinema Capitol di Bagheria e fotografo, Tornatore scorge una Sicilia profonda e orgogliosa

La verità delle strade presa negli scatti di una macchina fotografica Rolleicord è parte di una sorta di catalogo che formerà il suo immaginario

La convivenza estrema tra l’uomo e una natura ostile: nel suo viaggio a Novij Urengoi il regista ferma il contrasto tra la vastità degli spazi aperti e l’intimità dalle vita quotidiana

Gelo e grisou. Nel 1999 Tornatore va in Siberia per un lavoro commissionatogli da Italgas: raccontare la vita degli agglomerati urbani attorno alla mega riserva di gas naturale. Poi si spinge oltre il Circolo Polare Artico

giuseppe tornatore, foto: stefano schirato
Giuseppe Tornatore nel 1967, in un autoscatto sul divano della sua casa di Bagheria

Giuseppe Tornatore
Nasce a Bagheria, a pochi chilometri da Palermo, nel 1956. Figlio di una famiglia di origini contadine, suo padre nel dopoguerra è dirigente comunista e capogruppo al consiglio comunale della città. Fin da piccolo inizia a frequentare il cinema vicino a casa, diventando proiezionista a soli dieci anni. Comincia a fotografare e poi sperimenta le riprese con la Super8. Dopo il successo dei primi documentari (“Il carretto”, “Diario di Guttuso” e altri), esordisce al cinema nel 1986 con “Il camorrista”. Solo due anni dopo esce nelle sale “Nuovo cinema Paradiso”, che nel 1990 vincerà il premio della giuria a Cannes e l’Oscar come miglior film straniero. Poi gli altri successi, da “La leggenda del pianista sull’oceano” (1998) , ispirato a “Novecento” di Baricco, a “Baaria” (2009). Più recentemente, nel 2021, ha realizzato un documentario (“Ennio”) su Ennio Morricone, autore di numerose colonne sonore dei suoi film.

Una fotografia racconta una storia in un singolo scatto, condensa tutto in quel preciso istante. Non è un semplice fotogramma che insieme ad altri compone un’azione o un racconto come in un film. Cinema e fotografia si intrecciano, ma spesso parlano lingue diverse: il sogno e la realtà. Nella storia solo pochi sono riusciti a […]

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