L'Alto e il Basso
di Peter Gomez

Se i polli siamo noi: mangiami, stupido

La fame. La sete. Questo numero di Millennium in origine si doveva intitolare così. In attesa delle pantagrueliche mangiate natalizie ci era parso giusto raccontare l’altra faccia del cibo e del vino: il mercato degli chef stellati; lo strano universo degli influencer culinari di TikTok che ormai ha sostituito i ricettari e persino molti siti di cucina; la viticultura che grazie ai regimi fiscali agevolati si trasforma in affare anche per i big della finanza; l’eccellenza italiana che non ti aspetti, rappresentata dal caviale di cui a sorpresa siamo diventati i secondi produttori al mondo; e tanto altro. Ma quando inizi un’inchiesta non sai mai dove arrivi.

Così, mentre il premio Nobel Joseph Stiglitz ci spiegava che «le aziende praticano la caccia ai fessi e si avvantaggiano delle asimmetrie informative per approfittarsi delle persone più vulnerabili», ci siamo imbattuti negli ultracibi, cioè negli alimenti ultraprocessati. Biscotti, bibite, barrette, ma anche pasti completi, ideati e creati in laboratorio per dare dipendenza. Per far sì che, una volta assaggiati, spingano il consumatore a mangiarli (e acquistarli) di nuovo. Una droga, insomma. Nelle prossime pagine li troverete elencati in maniera necessariamente incompleta. Negli Stati Uniti rappresentano il 60% dell’apporto calorico medio della popolazione (percentuale che sale al 70% negli adolescenti), e hanno tutti una caratteristica comune: fanno male.

Attenzione però. Qui non si sta parlando solo del classico cibo spazzatura. Ci sono un mucchio di alimenti che si presentano come sani, naturali e a volte persino come biologici che contengono invece aromi, emulsionati, coloranti, addensanti e sopratutto montagne di zucchero. La dolcezza non serve solo a creare il bisogno di consumare, ma è pure utile per coprire o mascherare il sapore di un altro ingrediente sempre presente nei cibi Frankenstein: il grasso. Le conseguenze di un’alimentazione di questo tipo non sono solo quelle visibili come l’obesità e la carie. Ve ne sono di ancora più pericolose come le malattie cardiovascolari, i tumori, il diabete e tanto altro.

Chef, Tiktoker, affaristi del vino e nuovi cibi in provetta fatti per renderci dipendenti

Noi però, in quanto disinformati o male informati, siamo dei fessi. Dei polli da spennare sull’altare delle multinazionali del big food. Vi ricordate le battaglie contro la carne artificiale? Secondo i sondaggi il 75% degli italiani era decisamente contraria alle bistecche create in laboratorio. Per mesi abbiamo assistito a furibonde e surreali polemiche su un cibo che di fatto ancora non esiste perché per ora costosissimo e solo in fase di sperimentazione. Sugli zuccheri invece tutti zitti, o quasi.

A partire dal 2019 l’entrata in vigore della sugar tax, allora votata in Parlamento, è stata di anno in anno rinviata. È stata sempre posticipata su richiesta di aziende, sindacati, politici e associazioni pronti a sostenere che aumentare il prezzo delle bibite troppo dolci avrebbe danneggiato il lavoro e l’industria. L’idea che meno zucchero significhi meno spese sanitarie, più salute e in ultima analisi anche più felicità e maggior gettito fiscale non ha mai scaldato la cosiddetta società civile. Così oggi, nel momento in cui andiamo in stampa, ancora non si conosce la sorte degli emendamenti presentati all’ultima legge di bilancio per ritardare la tassa ulteriormente.

Sì, siamo dei fessi. Abbiamo la fortuna di avere un regime alimentare che tutto il mondo ci invidia (la dieta mediterranea), ma pensiamo di difenderlo combattendo contro i mulini a vento della carne coltivata e restiamo invece silenti davanti a ciò che davvero lentamente ci uccide.

Ricordatevene quando, ormai collassati sul divano, rifletterete sul vostra cena o pranzo di Natale. La sonnolenza che vi sta assalendo, se tutto è stato fatto in casa, è solo per la grande abbuffata. Non per l’ultracibo che come un Alien naviga nei vostri stomaci in tutti gli altri giorni dell’anno.

La fame. La sete. Questo numero di Millennium in origine si doveva intitolare così. In attesa delle pantagrueliche mangiate natalizie ci era parso giusto raccontare l’altra faccia del cibo e del vino: il mercato degli chef stellati; lo strano universo degli influencer culinari di TikTok che ormai ha sostituito i ricettari e persino molti siti […]

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