Bad company: Odio di ricino

Bad company: Odio di ricino

di Fabrizio d’Esposito foto di Umberto Pizzi

Sono tempi d’odio in politica e il cattivismo torna in auge come la deriva estrema del politicamente scorretto. Il cattivismo in opposizione al buonismo (per certi versi il wokismo odierno) e come assenza totale di mediazione. Il potere si trasfigura in repressione e vendetta e talvolta in rivincita della storia, come nel caso dei postfascisti che presidiano Palazzo Chigi dal Ventidue di questo secolo. Fino al 1994, il camerata Ignazio La Russa ha ciondolato fuori dall’arco costituzionale, nel 2008 è diventato ministro della della Difesa e oggi il suo ghigno mefistofelico incarna la seconda carica dello Stato. Ed è dall’altissimo scranno di presidente del Senato che La Russa sbeffeggia la Repubblica nata sull’antifascismo ribadendo che lui non dirà mai che il Ventennio mussoliniano è stato il Male assoluto. E aggiungendo, perfido e cinico: “Siamo tutti (noi italiani, ndr) eredi del Duce”. Hai voglia a dire Fiuggi, laddove la destra del Msi smise frettolosamente la camicia nera per andare a governare con Silvio Berlusconi. Non solo. Va bene che con l’antifascismo non si vincono le elezioni, ma adesso si procede nella direzione contraria, con la continua rivendicazione di non essere antifascisti. Il cattivismo della destra populista (Fratelli d’Italia, ma anche la Lega di Salvini & Vannacci) è molto capiente. Non risparmia nessuno di coloro che reputa nemici: i magistrati, i migranti, gli ambientalisti, giusto per fare qualche esempio. C’è da dire che in origine, all’alba della Seconda Repubblica, fu l’ex missino poi forzista Cesare Previti a scolpire il motto cattivista dell’anomala destra italica: “Non faremo prigionieri”. Anche per questo, trent’anni dopo quella frase, il melonismo è il proseguimento, meglio il completamento del berlusconismo.

In dito medio stat virtus

Il dito medio di Umberto Bossi è stato il simbolo della Lega fallica o celodurista, rivolto agli avversari, al tricolore e all’inno di Mameli, a Roma ladrona. Ma il cattivismo non ha un solo colore. L’ex ministro dem Marco Minniti (nella foto in basso) ha rappresentato la sinistra che voleva fare come la destra sui migranti, con l’accordo tra Italia e Libia degenerato fino all’impiego di strutture-lager

A occhi chiusi

Quando il governismo ha normalizzato l’antipolitica della destra berlusconiana, c’è stato l’avvento di un altro sobrio catalizzatore della rabbia populista: il vaffanculo di Beppe Grillo e del M5S, che poi a sua volta si è fatto sistema con il sostegno all’esecutivo di Mario Draghi. In fondo, negli ultimi tre lustri i governi tecnici dei “migliori” sono stati i più cattivi di tutti. Decisamente

Bulli e pupi

Il cattivismo è anche politica cattiva assai, sia nella forma sia nella sostanza. Alla fine dei conti, Forza Italia si è ritrovata fondata da pregiudicati di rango: lo stesso B. (frode fiscale), indi Cesare Previti (corruzione) e Marcello Dell’Utri (mafia), insieme nella foto sopra con Vittorio Sgarbi di spalle. Negli anni Dieci, Matteo Renzi, ex premier ed ex leader del Pd, ha coltivato a lungo il sogno di diventare l’erede del berlusconismo


Sono tempi d’odio in politica e il cattivismo torna in auge come la deriva estrema del politicamente scorretto. Il cattivismo in opposizione al buonismo (per certi versi il wokismo odierno) e come assenza totale di mediazione. Il potere si trasfigura in repressione e vendetta e talvolta in rivincita della storia, come nel caso dei postfascisti […]

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