Gli dei del massacro, rosso Shining. La cattiveria pop tra religioni, cinema e  letteratura
Inchieste pop

Gli dei del massacro, rosso Shining. La cattiveria pop tra religioni, cinema e letteratura

Lo spietato Jahvé dell'Antico Testamento, il malvagio Mr Hyde, Voldemort "naso di serpente", Jack Nicholson "lupo cattivo". Fino a Hannibal che pasteggia a Chianti e fegato. Umano, naturalmente

di Roberto Casalini

Un’alluvione di cattivi nei romanzi, al cinema, nei fumetti. Da sempre. Sarà perché il male, nelle sue declinazioni, è più facile da incontrare del bene? Oppure perché è più sexy da raccontare mentre la bontà è scialba, ammirevole ma moscia? Il ministro farabutto del Portaborse di Daniele Luchetti, interpretato da Nanni Moretti, ne è convinto: “Le anime belle, le figurine del presepe, le persone oneste… Ecco, io preferisco uomini brillanti ed estrosi, anche se un po’ mascalzoni, a uomini grigi, noiosi, ma onesti”.

Affascinato dalla gente per male era anche Robert Louis Stevenson, che nell’Isola del tesoro forgia il suo pirata Long John Silver, uno dei grandi cattivi di sempre, come una canaglia per la quale è impossibile non provare simpatia. Quando si separano il protagonista del romanzo, il ragazzo Jim Hawkins che è stato suo prigioniero e al quale il pirata ha cercato di carpire il tesoro, gli augura di spassarsela in questo mondo “giacché le sue possibilità di agio nell’aldilà sono piuttosto scarse”. Anche i cattivi, oggi, vengono riabilitati: al bucaniere è accaduto con La vera storia del pirata Long John Silver di Bjorn Larsson, libro assai apprezzato da Massimo D’Alema che di cattiveria se ne intende, come è accaduto a Medea, altra cattiva suprema, che uccide i figli per vendicarsi dell’amante Giasone. Cattivo per vendetta, se torniamo a quell’Ottocento che di efferatezze ne ha raccontate parecchie, è Heathcliff di Cime tempestose, che manda in rovina due famiglie per risarcirsi dei torti patiti in gioventù, anche se il vendicatore più implacabile delle ingiustizie subite è Edmond Dantès Conte di Montecristo creato da Alexandre Dumas.

“L’uomo? Veracemente sono due”

Torniamo a Stevenson che, artista profondamente morale, era tuttavia affascinato dall’ambiguità delle psicologie e dei caratteri: nel Master di Ballantrae il fratello buono e quello cattivo finiscono per assomigliarsi (e per uccidersi a vicenda) mentre nel più celebre dei suoi racconti un irreprensibile e longilineo scienziato, il dottor Jekyll, evoca con una pozione il proprio inconscio più inconfessabile, che si incarna nel tozzo e malvagio Hyde. “Gli esseri umani, così come noi li incontriamo, sono un miscuglio di bene di male… Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m’ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l’uomo non è veracemente uno, ma veracemente due”.

E ancora Joker, poi Il pagliaccio ballerino di “It” che urla “vi divorerò tutti”

Storie dell’Ottocento, fantasmi che prendono vita per far deragliare l’austera e composta normalità borghese? In realtà per trovare l’origine dei cattivi, a costo di passare per blasfemi, bisogna risalire a molto più indietro. Allo Jahvé senza sfumature, spietato e iracondo, dell’Antico Testamento, il dio degli eserciti e delle vendette che ordina ad Abramo di sacrificargli il figlio Isacco, che distrugge Sodoma e le città vicine con una pioggia di fuoco, che ingiunge a Giosuè di passare a fil di spada le popolazioni nemiche, compresi donne, bambini e bestiame, che fa piovere sugli ebrei che non si genuflettono cavallette e quaglie avvelenate. Quel dio che non conosce mitezza e misericordia, quel dio che impone il bene praticando il male è diventato, se ci pensate bene, la fonte e la giustificazione delle ammazzatine in più di un film. Il dio del massacro, il dio d’America.

“E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta”: è il sicario di Pulp Fiction

“E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno, su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te”. È una citazione del profeta Ezechiele, la pronuncia il sicario Samuel L. Jackson in Pulp fiction prima di eliminare la vittima di turno e imbrattare di sangue sedili e vetri dell’auto (ci penserà Mister Wolf a pulirla e a “risolvere il problema”). Prima di lui il capo-drugo Alex De Large fanatico di “scorpacciate di ultraviolenza”, in Arancia meccanica di Stanley Kubrick, si rifocillava al testo sacro, scegliendo le parti a lui più congeniali: “Non mi era piaciuta l’ultima parte della Bibbia, perché è quasi tutta predica e non c’è vera lotta, e non c’è più tanto su e giù. A me piacciono le parti in cui quei vecchi ebrei si picchiano di santa ragione, e poi sturano alcune bottiglie di vino israeliano e si infilano a letto con le damigelle delle mogli”. Quel dio ricondotto a mansuetudine dal sacrificio della croce fa dire al figlio andato a immolarsi: “Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto!” (Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago).

Sull’Olimpo

Divinità capricciose, emblemi dell’assolutismo e di ogni futura dittatura (Adamo ed Eva puniti perché cercano la conoscenza, Prometeo perché porta luce e fuoco ai mortali) che si trastullano con l’umanità sono anche quelle del pantheon greco-romano, con Zeus che s’ingroppa la qualunque trasformandola in animale minerale vegetale, Apollo che saetta frecce mandando la peste o scortica i rivali, Poseidone che provoca naufragi. Di fronte a loro i mostri (Polifemo che divora i compagni di Ulisse, le Sirene che fanno naufragare chi ascolta il loro canto, Medusa che impietrisce il Minotauro) sono poca cosa. Annuncio al massimo di altri mostri che verranno, per dare fissa dimora al male fuori dall’umano consorzio. Dai draghi a Moby Dick, dall’orca assassina allo squalo di Spielberg.

Signori, saghe e Star Wars

E dopo di loro, in un cielo vuoto, divinità desacralizzate appaiono, crudeli e giustificate soltanto dalla forza, tutti i super-malvagi delle saghe odierne: Sauron del Signore degli anelli (“Sauron era divenuto uno stregone di spaventosa potenza, padrone di ombre e fantasmi, di tenebrosa sapienza e crudelissima forza, tanto da deformare tutto ciò che toccava e stravolgere tutto ciò che governava, signore di lupi mannari; il suo dominio era perenne tormento”), Darth Vader di Star Wars, Lord Voldemort del ciclo di Harry Potter (“Più bianco di un teschio, con grandi, lividi occhi rossi, il naso piatto come quello di un serpente, due fessure per narici, Voldemort era risorto”), fino a Lord Ramsay Bolton del Trono di spade.

E manovalanza del male appaiono tutti i super-cattivi delle saghe Marvel e dei cartoon e delle graphic novel approdate sul grande schermo: Carnage contro Spider Man, Bullseye contro Devil (Daredevil), Sabretooth contro Wolverine e via e via. L’unica cosa notevole in tutti loro e nei supereroi antagonisti, a guardarli con l’occhio dello spettatore che bazzica la cronaca più che con quello del cinefilo, è il senso di emergenza perenne che promana dalle loro gesta: il bene trionfa alla fine dell’episodio, ma è sempre una tregua fragile prima che la battaglia ricominci. Come nel disordine mondiale di oggi, dove non è neppure detto che il bene trionfi.

Tra loro si staglia, unico grande criminale anarchico, Joker avversario di Batman: Jack Nicholson e, più ancora di lui, Heath Ledger nel Cavaliere oscuro di Christoper Nolan. Joker non ha tuttavia la primogenitura tra i clown assassini, che appartiene a Pennywise di It, il pagliaccio ballerino creato da Stephen King che porta il terrore a Derry nel Maine: “Vi divorerò tutti, dal primo all’ultimo!”. Noi voliamo ad altezze più modeste: i vecchi Kriminal e Satanik di Magnus e Bunker, il Mephisto di Tex Willer, Diabolik delle sorelle Giussani (di recente lo hanno riportato in auge i Manetti Bros con Luca Marinelli impassibile protagonista: almeno non aveva l’accento romagnolo di M.-L’uomo del secolo, l’ultimo grande cattivo delle serie tv, che faceva venire in mente un po’ Pierluigi Bersani e un po’ la signora Coriandoli).

Da Jago a Misery

C’è chi il crimine lo organizza e lo guida. Capostipite il professor Moriarty avversario di Sherlock Holmes (“Quell’uomo è il Napoleone del crimine, Watson, è l’organizzatore di metà del male e di quasi tutto ciò che rimane impunito in questa grande città”), degni successori Ernst Stavro Blofeld capo della Spectre e, con Auric Goldfinger, avversario coriaceo di James Bond-007. E non possono mancare i mafiosi. L’elenco sarebbe sterminato, i più memorabili per me restano Al Pacino (Scarface), Joe Pesci (The goodfellas) ma soprattutto il laido e completamente glabro Michele Placido “Muffa” trafficante di donne e di uteri in affitto in La sconosciuta di Giuseppe Tornatore.

Per il resto, un catalogo dei cattivi risulterebbe più lungo di quello delle donne sedotte da Don Giovanni (altro grande cattivo, predatore sessuale: “In Ispagna son già mille e tre”). Così, mi avvio a continuare scegliendo fior da fiore (del male).

Si è cattivi per sete smisurata di potere: Lady Macbeth (e il suo scialbo marito) che si sente le mani sporche di sangue e continua a lavarle ossessivamente. E, ancora in Shakespeare, il gobbo e sciancato Riccardo III (ma il personaggio storico era meno efferato) che fa sopprimere i legittimi eredi al trono, il fratello Clarence addirittura affogandolo in una botte di malvasia, quanto buon vino sprecato. Il dittatore di Panem Coryo Snow (Donald Sutherland) di Hunger games che avvelena i nemici.

Si è cattivi per invidia: Iago nell’Otello di Shakespeare, il viscido Uriah Heep del dickensiano David Copperfield. Per arroganza e abuso di potere: Don Rodrigo nei Promessi sposi, anche l’Innominato ma si pente. A proposito, i pentiti li consideriamo ancora cattivi? Ci sarebbero l’avaro Scrooge che nel Canto di Natale diventa generoso, Mangiafuoco che in Pinocchio finisce per commuoversi, Severus Piton che in Harry Potter è un falso cattivo e in realtà un buono sotto copertura, Rasnil’nikov che in Delitto e castigo uccide una vecchia usuraia, ma si pente e accetta di espiare la pena: l’unico simil-cattivo in Dostoevskij è il nichilista Stavrogin dei Demoni che finirà per impiccarsi, cosa che nessun cattivo farebbe mai.

Si diventa cattivi per eccessivo senso del dovere: come il poliziotto Javert che, nei Miserabili di Victor Hugo, perseguiterà per tutta la vita l’ex ergastolano redento Jean Valjean, convinto che chi ha sbagliato una volta continuerà a sbagliare. O per devozione malata al proprio idolo: come Kathy Bates stalker suprema che, in Misery non deve morire, sequestra lo scrittore James Caan per impedirgli di mettere fine alla serie con la sua eroina preferita e tenta ripetutamente di ucciderlo. Per sadismo: militare, come il Kurtz-Marlon Brando di Apocalypse Now e il sergente Lee Emery di Full metal jacket che vessa la recluta Palla di Lardo (“Tu sei talmente brutto che sembri un capolavoro d’arte moderna” è soltanto l’epiteto più gentile) fino a farsi uccidere da lui; medico, come l’odiosissima infermiera Ratched di Qualcuno volò sul nido del cuculo; carcerario, come il direttore aguzzino Norton di Le ali della libertà. Per brama di immortalità ottenuta con il sangue: Dracula. Per nazismo: a dirli tutti sarebbero troppi, almeno il dentista Laurence Oliver che tortura con il trapano Dustin Hoffman (Il maratoneta).

Crudelia assomiglia a un vampiro

Si è cattivi perché ti disegnano così: come la Regina Grimilde di Biancaneve e i sette nani e la Regina di Cuori di Alice (“Tagliatele la testa!”) e come Crudelia Demòn con la frezza che sembrava Rossana Rossanda di La carica dei 101. Si è infine cattivi perché si uccide, spesso più di una volta. Come Norman Bates (Psyco) che si tiene in casa la mamma impagliata. Come il cannibale Hannibal Lecter-Anthony Hopkins che porta in auge l’accoppiata fave (e fegato umano) e Chianti (Il silenzio degli innocenti). Come l’impazzito Jack Nicholson di Shining che vuole essere il lupo cattivo. Come i mostri Freddy Krueger (Nightmare) e Leatherface (Non aprite quella porta). Come Kevin Spacey-John Doe (Seven) e Dennis Hopper (Velluto blu). Come forse il più inquietante di tutti, il killer spietato e psicopatico Anton Chigurh-Javier Bardem di Non è un paese per vecchi.

Nel nuovo ordine americano, mentre lo Studio Ovale diventa luogo sacro e Trump si fa riprendere in preghiera, anche i cattivi cambiano di segno. In un horror che sta uscendo in sala mentre scrivo (Heretic di Scott Beck e Bryan Woods) un signore di mezza età dall’apparenza mite, uno Hugh Grant finora imbranato seriale di molte commedie inglesi, si appresta a uccidere due missionarie mormoni in nome della “vera religione” di cui sarebbe il depositario.

Insomma, la saga della cattiveria continua. Perché “il mondo si divide in buoni e cattivi. I buoni dormono meglio, ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di più”. Parola di Woody Allen.

Un’alluvione di cattivi nei romanzi, al cinema, nei fumetti. Da sempre. Sarà perché il male, nelle sue declinazioni, è più facile da incontrare del bene? Oppure perché è più sexy da raccontare mentre la bontà è scialba, ammirevole ma moscia? Il ministro farabutto del Portaborse di Daniele Luchetti, interpretato da Nanni Moretti, ne è convinto: […]

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