Non c’è solo il governo ad aver puntato il famoso “Air Force Renzi”. Anche la magistratura contabile vuole vederci chiaro sul gigantesco Airbus che l’ex premier volle a tutti i costi nonostante gli aerei già in dotazione per i voli di Stato. Lo scorso nove luglio – risulta al Fatto – la Procura contabile del Lazio ha aperto un fascicolo gestito direttamente dal procuratore, Andrea Lupi, che ha affidato la delega per le indagini alla Finanza. Le Fiamme Gialle chiederanno al Segretariato generale della Difesa e alle varie autorità la documentazione, dal contratto e dalle spese previste e già effettuate, e sentiranno i dirigenti coinvolti.
La vicenda è nota. Giovedì scorso il governo ha deciso di disdire il contratto con Etihad, la compagnia emiratina che tre anni fa il governo Renzi indicò come la salvatrice di Alitalia; partita finita malissimo con il vettore di Abu Dhabi fuggito dopo aver fatto alcuni ottimi affari. A inizio luglio, il Fatto ha rivelato il documento, un accordo che vede Alitalia come tramite tra gli arabi e il segretariato generale della Difesa. Il valore complessivo è di 144 milioni di euro, suddivisi in 5 lotti. Il più importante (lotto 1) è il leasing, cioè l’affitto: 70 milioni di euro suddivisi in 96 rate, in parte già versate, di cui 25 milioni come una tantum al momento della firma. Poi ci sono la manutenzione (31,7 milioni), le operazioni di supporto all’handling e il mantenimento in un gigantesco hangar a Fiumicino (troppo grande il velivolo per parcheggiarlo a Ciampino come gli altri aerei di Stato) pari a 12,5 milioni; e il “training”, cioè l’addestramento per i piloti (4 milioni). Infine la riconfigurazione Vip del jet con una previsione di spesa di 20 milioni di dollari per allestire la sala riunioni, la cabina doccia, le camere, finora però mai effettuata perché, saltato Renzi, nessuno se l’è sentita di dare l’avvio ai lavori. Secondo il governo disdire il contratto porterà a un risparmio di 108 milioni, ma la cifra sarà ben più bassa, circa 70 milioni, visto che il contratto contiene una clausola che prevede il pagamento integrale del leasing anche in caso di disdetta.
La scelta di affittare da Etihad l’Airubus 240-500 ha provocato da subito polemiche feroci. In primis perché si tratta di un velivolo con una pessima storia commerciale, visto che Airubs ha deciso di interromperne la produzione nel 2010 dopo averne venduto solo 40 esemplari. L’ultimo modello è stato venduto per 27 milioni di dollari, meno dell’una tantum versata dal governo italiano per un aereo che, alla fine degli 8 anni del contratto, sarebbe dovuto comunque tornare alla compagnia emiratina, che lo aveva ritirato dal servizio nell’ottobre 2015, dopo meno di dieci anni di attività. La scelta del governo Renzi è stata insomma provvidenziale per evitare che il gigantesco quadrimotore, 300 posti passeggero, restasse a terra troppo a lungo.
“Non l’ho mai usato, non era per me”, si è difeso Renzi. Ieri l’ha ribadito in una diretta su Facebook, con tanto di modellino, in cui ha annunciato che querelerà la senatrice M5s Giulia Lupo, rea di aver detto “Chissà che interessi aveva Renzi nei Paesi arabi”. “L’aereo era un mezzo a servizio delle politiche di rilancio dell’expo, serviva per portare gli industriali nei viaggi col ministero dello Sviluppo – ha spiegato l’ex premier – Si sarebbe ripagato dei costi perché si sarebbe fatto un business plan con un contributo da chiedere agli imprenditori, facendogli occupare due terzi dei posti disponibili”. Sulla scelta del modello s’è limitato a una frase anodina: “È stato individuato con procedure definite dai tecnici, per far questo ci sono dirigenti pagati…”. Spetterà ai pm contabili verificare se ci sono eventuali profili di danno erariale, oltre le insindacabili scelte discrezionali della politica.