Abbiamo letto gli appelli di Rifondazione e Possibile a Sinistra Italiana “per una sinistra unita contro questo governo”. Gli appelli di Sinistra Italiana a Mdp che sostiene questo governo. Gli appelli di Mdp “per unire il fronte del No al referendum” a Pisapia che ha votato Sì al referendum. Gli appelli di Pisapia a Renzi (“Non è un mio avversario, il mio avversario è il centrodestra”: cioè l’alleato di Renzi). Gli appelli di Renzi e del Pd a Confindustria e a Berlusconi (“Silvio, lascia Salvini!”). Gli appelli di Berlusconi a Salvini, di Salvini a Meloni, di Meloni a Casa Pound, di Casa Pound a Nina Moric che si candida con la promessa di rispedire gli immigrati a casa loro (se vince, torna in Croazia). Li abbiamo letti tutti gli appelli, compresi quelli, inascoltati, di Cuperlo a Cuperlo: “Se il Pd fa l’accordo con Berlusconi i nostri elettori ci abbandoneranno!”. E torneranno a votare per Berlusconi.
Renzi ha poi sfanculato Mdp (“Ai fini elettorali è ininfluente”: il Pd è in grado di perdere anche senza D’Alema) e ha sfanculato Pisapia (“Con lui solo se lascia D’Alema, da D’Alema e Bersani solo risentimento personale”: vero anche questo, volevano essere loro a sfasciare il Pd). Pisapia ha sfanculato Sinistra Italiana, compiacendosi che “al nostro appello per unire il centrosinistra hanno risposto in molti”. Tranne il centro e la sinistra, dettaglio che non inficerà l’allargamento del Campo Progressista dopo l’endorsement di Bindi, Letta, Tabacci: “Uniti contro chi ha distrutto la democrazia”. La Democrazia cristiana. Dopo il voto inglese Renzi ha cambiato idea: niente più voto anticipato e nuovo appello a Pisapia (se Corbyn vinceva, metteva la foto profilo di Marx). Dopo le amministrative ha cambiato idea di nuovo, fomentato dalla débâcle dei 5Stelle che perdono ovunque si presentano senza Bersani come avversario: “Elezioni il prima possibile e si torna al bipolarismo: ai ballottaggi centrodestra contro centrosinistra”. Dopo anni che andavano d’accordo. Segue appello di Pisapia a Prodi a sfidare Renzi alle primarie e sfanculamento di Prodi a Pisapia mentre la Cgil lancia alla sinistra l’appello contro i voucher e il governo sfancula la Cgil e vota la fiducia sui voucher alla vigilia della manifestazione Cgil contro i voucher, per consentire alla minoranza Pd e a sei senatori di Pisapia di partecipare a tutte e due. Pure Mdp sfancula la Cgil: “Non possiamo far cadere il governo prima che venga approvata la legge sulla tortura”. Bisogna spiegare loro che la tortura non è punibile se ci si sottopone spontaneamente.
Tutti, da Prodi ai comunisti passando per Cuperlo e Pisapia, hanno però risposto positivamente all’appello di Falcone e Montanari per fare la sinistra unita.
Alla luce di ciò, vorremmo rivolgere alla sinistra l’appello a non rivolgere altri appelli. L’aspirante elettore di sinistra ha perso il conto degli appelli della società civile e dei partiti che aderiscono agli appelli della società civile. Li legge tutti, ma poi si domanda cose semplici.
Tipo: ho capito l’appello all’unità, ma come lo difendiamo il lavoro con chi lo ha precarizzato attraverso i voucher e prima ancora con il Pacchetto Treu, la Legge Biagi, la riforma Fornero e il Jobs-Act (votato tra gli altri da da Speranza e Bersani) al punto che il 60% dei nuovi occupati sbandierati da Renzi sono a tempo determinato? Come la difendiamo la Costituzione con chi, come Pisapia, ha votato le riforme costituzionali di Verdini dettate dalla Jp Morgan? Con chi il 25 Aprile sfila con le bandiere gialle e blu per ricordare il contributo alla resistenza dei daltonici? Come lo difendiamo il ripudio della guerra con chi, come D’Alema, ha bombardato il Kosovo e voluto gli F-35?
Come combattiamo le “Disuguaglianze crescenti” alle quali fa appello ogni appello se invece di denunciare gli effetti non condanniamo le cause e chi le ha determinate, impoverendo lavoratori e pensionati nel salario e nei diritti e ingrassando i profitti delle imprese e le rendite finanziarie?
Come redistribuiamo i redditi con chi ha tolto la tassa sulla prima casa anche a quel 10% di Italiani che possiede il 35% dei redditi nazionali? Come tuteliamo il diritto alla casa con chi vi ha investito lo 0% del Pil, mentre 4 milioni di persone sono senza tetto? Come garantiamo i servizi pubblici con chi li ha esternalizzati e ridotti tagliando le risorse e bloccando le assunzioni? Con chi ha voluto il pareggio di bilancio in costituzione, il fiscal compact, le trivelle, il Ttip e il Ceta? Come tuteliamo le pensioni con chi ha votato l’allungamento dell’età pensionabile e di pensione ha difeso solo la propria, sostenendo che non si possono equiparare le pensioni dei parlamentari a quelle dei cittadini (avranno pensato: dove li trovi centomila euro per ogni cittadino?). Come tuteliamo i lavoratori con chi ha regalato alle imprese l’equivalente di due finanziarie, lasciando che 6 milioni di lavoratori scivolassero sotto la soglia di povertà? Come garantiamo ammortizzatori sociali a tutti con chi, con i soldi pubblici, ha salvato le banche e non i lavoratori? Come assicuriamo l’uguaglianza davanti alla legge se lo stato requisisce la refurtiva ai ladri ma non espropria le aziende che sfruttano i lavoratori? E la giustizia sociale se non togliamo alle imprese il dominio su quanto, cosa e come si produce e si lavora? Come tuteliamo l’istruzione e l’ambiente chi ha votato lo “Sblocca Italia”, la “Buona scuola”, l’alternanza scuola-lavoro che obbliga gli studenti a lavorare gratis? (Alcuni li hanno messi a sostituire la carta igienica nei bagni! E questa era la parte che si svolgeva a scuola).
Soprattutto – sarà una domanda scema – come la facciamo la sinistra con chi ha sostenuto quattro governi di larghe intese con la destra? Con chi ancora salva il Governo al vaglio dei voucher e del decreto Minniti, che stabilisce che chi chiede asilo dovrà svolgere “lavori socialmente utili” (se gli immigrati vogliono integrarsi in Italia, che si abituino a lavorare gratis!).
Andiamoci piano con questi generici appelli all’unità perché il rischio, se a ridosso delle elezioni fai un appello a tutti, è che tutti lo sottoscrivano. Per convenienza elettorale. Compresi quelli che si sono ravveduti a metà, tipo Speranza che propone di non cancellare il Jobs Act ma di eliminare solo la norma sui licenziamenti collettivi o Bersani che si accontenta di un ritocchino (“Non dico di ripristinare l’articolo 18 ma almeno il 17 e mezzo”, ha detto, per ricordarci come ha fatto Renzi a diventare segretario del Pd).
Corbyn, Sanders, Mélenchon, Iglesias hanno dimostrato che i voti non si sommano: si conquistano. L’aspirante elettore di sinistra non vuole una sinistra unita. Vuole una sinistra credibile.