Ieri Boschi e Renzi si sono esibiti in una maratona su La7. I dati Auditel li hanno premiati, gli spettatori (e dunque elettori) forse un po’ meno. Altre considerazioni.
1) La Boschi querela tutti quelli che non le credono. Quindi io le credo: Boschi nuova Rosa Luxemburg, Gozi Pallone d’Oro e Farinetti al Quirinale con agio.
2) Il fatto che la Boschi abbia accettato di parlare con Travaglio, che odia, e che Renzi sia tornato da Formigli, che detesta, sono buone notizie per la democrazia. Un politico non deve scegliere da chi farsi intervistare.
3) Quella di prima è una buona notizia per la democrazia, ma è anche una pessima notizia per Renzi e Boschi. Vuol dire che i sondaggi sono tremendi e che loro sono alla canna del gas, altrimenti non accetterebbero mai “duelli” difficili. È quel che accadde anche quando Renzi accettò di scontrarsi con Travaglio prima del 4 dicembre (sempre a Otto e mezzo). Evidentemente gli avevano detto che i sondaggi erano terrificanti. E poi si è visto.
4) La pochezza dialettica della Boschi è imbarazzante. Pare davvero la compagna di classe che stava al primo banco, non faceva mai sciopero, andava volontaria alle interrogazioni e recitava a pappagallo il libro senza averci capito granché. Anche ieri parlava in stampatello, scandendo le sillabe e ripetendo “insomma” (o “inzomma”, all’aretina), che è poi il tipico intercalare di chi dialetticamente vale quanto una ciabatta lisa a una sfilata di Louboutin. Più Travaglio parlava e più lei sbatteva gli occhi à la Fassino, deglutiva nervosamente e guardava terrorizzata Lilli Gruber. Se una persona volesse capire cosa non si deve fare in tivù, dovrebbe guardare la Boschi.
5) Quando un politico è in estrema difficoltà, comincia a sparare querele di qua e di là. Se poi il politico in estrema difficoltà è donna, tira pure fuori l’accusa di sessismo a caso. La Boschi, ieri, ha fatto entrambe le cose: ciao core.
6) Maria Elena Boschi può girarla come vuole, ma in Parlamento ha negato che ci siano state “corsie preferenziali”. Che invece sembrano proprio esserci state. Negarlo vuol dire essere ciechi o Andrearomano, che è poi lo stesso.
6 bis) Ieri ho riguardato Twitter dopo mesi. I commenti durante la diretta andavano da “Travaglio la sta massacrando” (se grillini) a “Boschi lo sta uccidendo” (se renziani). Detto che ieri il dislivello dialettico era tale da far sembrare la sfida un incontro tra Muhammad Ali e la Gegia, queste reazioni acritiche dimostrano come l’Italia sia un Paese di tifosi. E che per questo non abbia alcuna speranza.
7) Le opposizioni chiedono le dimissioni della Boschi: sbagliano. Più lei sta lì, più il Pd è (ancor più) attaccabile. Secondo alcuni sondaggisti, la Boschi vale un milione di voti: in meno, però. La Boschi è un Calimero vendicativo della politica. Sembra un trojan horse inoculato da M5S o Lega per indebolire ancor di più quel che resta del Pd. La Boschi è un vulnus che verrà sempre citato dai rivali, in campagna elettorale e non solo, per dimostrare quanto il Pd sia indifendibile. Più lei si imbullona alla poltrona, più gli elettori scappano: complimenti.
8) Il fatto che la Boschi, nonostante tutti i danni che ha fatto e fa, sia ancora lì, non è solo uno schiaffo in faccia alla decenza, alle promesse (non doveva smettere dopo il “no” del 4 dicembre?) e agli elettori: pare anche la prova di come questa donna sappia delle cose inenarrabili, che la rendono in qualche modo temutissima e (dunque) indispensabile. Altrimenti non si spiega come una che politicamente fa più danni della grandine sia ancora lì.
9) Quanto è stanco, Renzi. Non ha mai avuto granché da dire e il talento non lo ha mai intaccato, ma adesso è davvero l’ombra bolsa di se stesso. Anche da Formigli ha ripetuto le stesse cose, però al rallentatore. È affannato, appannato, sfuocato. Un pugile suonato. Non funziona quando fa le battute, non funziona quando prova a esser serio. Disastro.
10) Ieri Renzi ha recitato la parte del chiagnefottista triste, tornato a far politica non per gloria personale ma per il bene supremo di noi tutti (grazie). Ha indugiato sulle sue sofferenze, ha giocato al martire ottimista e ha cercato di commuovere gli astanti. È la sua faccia più insidiosa: prova a farti pena, tu abbassi la guardia e lui ti ha già fregato di nuovo. Se ci cascate un’altra volta, siete proprio pinoli.
10 e lode) Verso la fine dell’intervista a Piazzapulita, Renzi è parso più sereno. Addirittura gradevole. Poi Formigli gli ha chiesto se gli mancasse il potere. E lui, dopo una pausa teatralissima: “Per me il potere è un verbo, non un sostantivo”. Non c’è niente da fare: nelle sue vene non scorre sangue, ma supercazzole.