Caro Partito democratico, ora che, come si dice a Roma, sei “arrivato” – ma, per carità, non poniamo limite al peggio – è il caso davvero di guardarsi in faccia e dirsi la verità.
Personalmente, ho sempre considerato naturale un incontro tra te e il M5s. Già nel 2013 ho pensato – sbagliando – che potesse/dovesse esserci sintonia tra voi su molti temi: ambiente, lavoro, battaglie civili, tagli a privilegi e costi della politica, questione morale, lotta a corruzione ed evasione fiscale… Mi sbagliavo, perché in questi 5 anni abbiamo visto tutt’altro. E non solo per colpa di Renzi.
Forse – dico forse – il M5s ha svelato un Pd e un centrosinistra imprevisti, illuminando ciò che erano stati per 20 anni di apparente opposizione al centrodestra berlusconiano. Forse – dico forse – il M5s è stato una sorta di cartina al tornasole, che ha spinto molti tuoi elettori a pensare (capire) che quella che avevano creduto opposizione in realtà era consociativismo (inciucio) su (quasi) tutto, e che le distanze erano sempre più sintonie.
Forse – dico forse – è per questo disvelamento progressivo che ti hanno bocciato il 4 marzo e hanno scelto le Stelle. Le analisi del voto sono chiare: i nuovi elettori 5S sono arrivati dall’astensione e – oltre 2 milioni – dal Pd e da chi nel 2013 aveva votato Scelta Civica; ora chi glielo spiega agli autorevoli editorialisti del “populismo” iracondo, che nel Movimento c’è più sinistra che destra e tanti moderati?
Ma il passato è passato, guardiamo al futuro: sai che forse – dico forse – queste elezioni possono essere per te una grande occasione? Come? Accordandosi su alcuni punti programmatici col M5s e sostenendo un suo governo. Tipo: taglio dei vitalizi (la legge Richetti non era tua?), nuova legge elettorale, reddito di cittadinanza (quello d’inclusione non è targato Pd?), superamento della Legge Fornero e del Jobs Act (quanti tuoi parlamentari le hanno votate obtorto collo?), etc…
Quali vantaggi avresti dall’offrire i tuoi voti senza avere in cambio poltrone? Intanto sarebbe epocale, e poi forse – dico forse – potresti recuperare credibilità di fronte al tuo elettorato smarrito (hai detto niente); per una volta, potresti tener fede alla parola data in campagna elettorale: “Non bisogna consegnare il Paese alle destre”; potresti essere un controllore inflessibile dell’azione di governo (facendolo “ballare” in caso di misure non condivise); ultimo, ma non ultimo, potresti realizzare davvero quel “senso responsabilità nell’interesse del Paese”, di cui tutti vi siete riempiti costantemente la bocca in questi anni, per poi – altrettanto costantemente – rimangiarvelo.
Pensi che i tuoi non vogliano? Fai come l’Spd in Germania: un referendum alla luce del sole per chiedere agli iscritti se sostenere un governo grillino su quei punti o uno di centrodestra (a trazione leghista) o stare all’opposizione. L’ho proposto 10 giorni fa, ricevendo i cinguettii ironici di Anna Ascani: “Di Maio e Salvini non sono la Merkel” (Berlusconi, Alfano e Verdini, sì?). Difatti ora l’idea sta facendo breccia tra i dirigenti: il reggente Martina, Emiliano, Cuperlo, Richetti, Chiamparino, pure Rosato.
E più di loro contano gli elettori, che forse – dico forse – la pensano come me.
Un cordiale saluto.