Ultime ore a disposizione per aderire alla rottamazione bis delle cartelle riguardanti imposte, tasse, locali, multe stradali, contributi previdenziali e assistenziali. Domani 15 maggio, infatti, terminerà la possibilità di estinguere i debiti iscritti a ruolo affidati alla riscossione dal primo giugno 2000 al 30 settembre 2017 (la precedente rottamazione si fermava al 31 dicembre 2016) attraverso il versamento delle somme dovute senza, però, corrispondere le sanzioni e gli interessi di mora. Per le multe stradali, invece, non si pagheranno gli interessi di mora e le maggiorazioni previste dalla legge.
Per presentare la domanda è necessario inviare l’istanza (in formato digitale o cartaceo) all’Agenzia delle Entrate-Riscossione utilizzando il modulo (DA 2000/17) attraverso il form sul portale agenziaentrateriscossione.gov.it “Fai d.a. te” che permette la compilazione tramite pc, tablet e smartphone, allegando il documento di riconoscimento; attraverso la casella di posta elettronica certificata (pec), sempre insieme alla copia del documento di identità; agli sportelli presenti sul territorio nazionale (esclusa la Sicilia) che sabato scorso sono stati anche aperti.
Poi, entro il 30 giugno 2018, per i carichi affidati alla riscossione nel 2017 ed entro il 30 settembre 2018 per quelli dal 2000 al 2016 (vale a dire le cartelle non sanate con la prima rottamazione e che il contribuente ha deciso di pagare in maniera agevolata), l’Agenzia invierà una comunicazione di accoglimento o di diniego. In caso di risposta positiva, l’Agente della riscossione comunicherà anche l’ammontare del debito ammesso alla definizione agevolata. Per chi rottama le cartelle gennaio-settembre 2017 la legge prevede fino a un massimo di tre rate (ma il contribuente può scegliere anche di pagare tutto con la prima): a ottobre e a novembre di quest’anno e a febbraio del 2019. Le prime due pari al 40% del debito, mentre il restante 20% è dovuto con la terza rata. Per i ruoli relativi al periodo 2000-2016 si può, invece, pagare o in un’unica rata il prossimo luglio o in più rate fino a un massimo di 5: luglio, settembre, ottobre e novembre nel 2018, mentre l’ultima è fissata a febbraio 2019. Tutte e cinque avranno un importo pari al 20% del dovuto.
Fin qui tutti elementi ben noti ai contribuenti, visto che stando agli ultimi dati ufficiali diffusi, fino al 2 maggio sono state presentate circa 455mila domande di cui la metà arrivate attraverso i servizi digitali e la pec, mentre gli altri hanno preferito presentarsi davanti uno sportello fisico. In testa alla classifica regionale ci sono il Lazio (circa 77mila domande), Lombardia (58mila) e Campania (47mila).
Ma allora la rottamazione conviene? I vantaggi per chi decide di presentare la domanda sono evidenti: in primis lo sconto riconosciuto che va dal 25% al 40%. In pratica, più le cartelle sono datate, maggiore sarà il risparmio. Tanto che i tecnici dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione ritengono che l’obiettivo di raggiungere mezzo milione di domande entro il 15 maggio sarà facilmente superabile per la gioia dell’Erario che non dovrebbe, quindi, avere problemi a incassare quanto previsto nella relazione tecnica sottoscritta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e l’Agenzia in tema di lotta all’evasione.
In particolare entro il 2018 ci si aspettano 10,974 miliardi di euro, 9,46 miliardi per il 2019 e 9,15 miliardi per il 2020. Un tesoretto che si basa, però, sulla definizione agevolata che porterà in dote un bottino da 1,6 miliardi di euro. Mentre nel 2017, l’attività di recupero dell’evasione fiscale ha portato nelle casse dello Stato 20,1 miliardi (un aumento del 5,8% rispetto al 2016, quando il risultato si era fermato a 19 miliardi), di cui 6,5 miliardi sono stati proprio il risultato della rottamazione delle cartelle.
Un’operazione che viene, quindi, ricondotta sotto la voce “lotta all’evasione” anche se ad aderire al pagamento a rate sono poi contribuenti che hanno ricevuto una cartella esattoriale per una multa, un mancato pagamento dei contributi previdenziali, un errato calcolo delle tasse. E che nella maggior parte dei casi non rappresentano evasori incalliti, sconosciuti al Fisco, che invece concorrono a generare un buco nero di oltre 110 miliardi di euro l’anno.
Una cifra 10 volte superiore (12,5 miliardi di euro) a quella che deve reperire il governo per metterla a bilancio nella legge di Stabilità 2019 (altri 19 miliardi di euro vanno poi trovati nel 2020) per evitare l’aumento dell’Iva dal 10% all’11,5% e quella ordinaria dal 22% al 24,2% nel 2019.
Un consiglio: prima di fare domanda, meglio ricordare che poi chi non paga le rate, ma anche se lo si fa in misura ridotta o in ritardo, perderà i benefici e sarà costretto a versare l’importo comprensivo di sanzioni e interessi.