Leggiamo, con qualche ansia, sul Corriere della Sera, la seguente frase: “Se entrate sarà un bagno di sangue”. Lo avrebbe detto, lunedì pomeriggio, a Roma, un esponente di CasaPound, “quando la Finanza ha bussato al portone di via Napoleone III, in zona Esquilino, nel bellissimo palazzo del ministero dell’Istruzione, che da anni ospita abusivamente famiglie e leader del movimento di estrema destra che ci vivono senza versare alcun canone d’affitto”.
Quando abbiamo appreso che la GdF (guidata da un colonnello) “che chiedeva solo di potere eseguire il mandato della Procura regionale della Corte dei Conti”, per ispezionare l’edificio e “quantificare lo spreco di questi anni”, ha ritenuto di fare dietrofront, il pensiero di questo diario è corso, senza indugio, alla figura del valoroso ministro degli Interni, Matteo Salvini. Un uomo che non deve chiedere mai, come hanno imparato sulla loro pelle (nera) i naufraghi della nave ong Aquarius, a cui fu interdetto l’ingresso nei porti italiani, nel nome di un’apposita disposizione creata sul momento. E che permise loro una gradevole crociera, sotto il sole del Mediterraneo, accolti infine in un sinistrorso approdo spagnolo.
Parliamo del ministro tutto d’un pezzo che impedì a un gruppo di pericolosi africani (subdolamente mescolati a donne e bambini) di sbarcare nell’italianissima Catania dal pattugliatore della Marina militare tricolore, “Diciotti”, malgrado le minacciose interferenze della magistratura rossa. Sì, lo stesso vigile guardiano della legge uguale per tutti che salutò l’arresto del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, con un tweet quanto mai arguto e beffardo (“Accidenti, chissà cosa diranno Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati”, ah ah).
Alla luce di queste ardimentose azioni, attendiamo con partecipe attesa che il ministro, con apposito messaggio alla nazione, ingiunga ai militanti di CasaPound (neri anch’essi) di lasciare il passo ai rappresentanti dello Stato in divisa, nell’esercizio delle loro funzioni. Vero è che coloro che si definiscono “fascisti del Terzo millennio” non scherzano affatto, addestrati quasi militarmente a difendere ciò che considerano loro (insomma questi menano). Anche se puta caso di proprietà di un ministero, quello dell’Istruzione e dell’Università, il cui poco marziale titolare siede nel governo accanto all’impavida sentinella del Viminale.
Vero è che, ancorché pubblico, l’edificio (sei piani per 60 vani) ospita da 15 anni, “diverse famiglie alcune imparentate con i vertici del movimento”, e che dunque il sacrosanto diritto a un tetto non si nega a nessuno. Vero è che, nella Capitale, in altra occasione si è provveduto allo sgombero, con massiccio spiegamento di forze dell’ordine e modi piuttosto spicci: però quel palazzo in via Curtatone era occupato da eritrei, e non aggiungiamo altro. Vero è che i camerati di CasaPound hanno sempre guardato con simpatia la Lega di Salvini, offrendo perfino un sostegno alle ultime elezioni. Insomma, mandare la polizia a casa di personcine sempre così disponibili non sarebbe affatto cortese. Vero è, infine, che oltre al palazzo dell’Esquilino vi sono, nell’elenco della questura di Roma altri 92 immobili occupati abusivamente. Il che, onde evitare il “bagno di sangue”, potrebbe suggerire all’invitto Capitano del Carroccio di posporre la pratica di via Napolenone III. Per esempio, sotto le altre 91, sicuramente più urgenti.
Del resto, ben altre emergenze premono sul ministro, costretto com’è a controllare, senza sosta alcuna, che le sacre sponde non vengano violate da certi pericolosi irregolari di pelle scura (e bene in carne) che ne sanno una più del diavolo . Eh sì, la pacchia è finita. Lui tira dritto.