Perché i pedaggi in Italia continuano ad aumentare ogni anno (salvo che il ministro di turno, per contenere gli aumenti, non conceda una proroga, spostando l’onere sulle future generazioni)? Il motivo principale è la remunerazione degli investimenti (anche se in anni recenti di investimenti le concessionarie ne hanno fatti sempre meno). La regola è che la tariffa debba essere aumentata per quanto occorre a generare ricavi che coprano i costi, al netto dei ricavi incrementali frutto dell’investimento. Tutti questi dati devono essere espressi a valori attuali, scontando i flussi futuri al tasso di remunerazione che viene riconosciuto al concessionario.
Se la redditività dell’investimento fosse pari a quella che si vuole assicurare al concessionario non vi sarebbe bisogno di incrementi di tariffa. Dato il costo dell’investimento, è chiaro che la tariffa dovrà aumentare tanto più quanto più alto è il saggio di remunerazione per il concessionario e quanto minore è il ricavo incrementale frutto dell’investimento. Il concessionario ha quindi interesse a sottovalutare sistematicamente la redditività attesa degli investimenti che propone al ministero il quale, “assentendoli”, certifica lo straordinario fatto di un Paese che continua a effettuare investimenti che rendono poco o nulla pagando però tassi altissimi a chi li esegue.
Consideriamo un solo esempio concreto: l’investimento nella quarta corsia della Milano-Bergamo (35 km), come viene illustrato nell’allegato E al I Atto Aggiuntivo della concessione ad Autostrade per l’Italia. Il costo è di 445 milioni, spesi soprattutto nei due anni 2006-2007. La società stima che l’incremento del traffico dovuto alla quarta corsia sarà modestissimo: appena l’1,8% in più i veicoli leggeri e lo 0,6% per i veicoli pesanti con ricavi aggiuntivi di meno di 3 milioni l’anno, 78 milioni al 2038 (fine della concessione). Non pare un investimento che faccia senso economico, visto che non sarebbe in grado di ripagarsi nemmeno in un secolo, e non si capisce perché il ministero abbia detto sì.
Si capisce bene, invece, perché la società l’abbia proposto e realizzato. Avendo ipotizzato ricavi aggiuntivi modestissimi, in pratica tutto l’investimento le viene remunerato, con incrementi di tariffa, all’elevatissimo tasso del 7,18% (dopo le imposte) generando ricavi aggiuntivi (netti) di 1.375 milioni nell’arco della concessione, tre volte quanto investito. In altri termini, con gli incrementi di tariffa la società recupera in 13 anni (entro il 2018) quanto investito e tutti i ricavi per i 20 anni successivi sono profitti netti. Non esiste altro settore che offra rendimenti così elevati e sicuri.
Il secondo motivo che ha indotto la società a effettuare l’investimento è che la Milano-Bergamo era molto congestionata già agli inizi del secolo e difficilmente avrebbe potuto gestire l’incremento di traffico previsto per i successivi 40 anni. Si può quindi ritenere che la costruzione della quarta corsia sia stato un investimento socialmente utile e si sarebbe potuto prevedere che si “ripagasse” coi proventi del maggior traffico, senza aumenti di tariffa, se il “Regolatore” non avesse supinamente accettato le previsioni della società. Una differenza da 1.375 milioni di pedaggi in meno!