L’inchiesta

Consip, Marroni va dai pm. “Ecco le email con Tiziano”

Il testimone - L’ex ad della stazione appaltante ribadisce le accuse. In Procura i messaggi di posta sugli incontri con babbo Renzi

24 Gennaio 2018

L’indagine su Tiziano Renzi continua. Lunedì è stato sentito dai magistrati romani – come persona informata dei fatti – l’ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. Tra gli elementi nuovi al centro della sua audizione ci sono alcune e-mail che l’ex manager si è scambiato con Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze illecite nell’indagine Consip. Le mail precisano meglio i riferimenti temporali degli incontri tra il padre dell’allora premier Matteo Renzi e l’allora numero uno della centrale acquisiti della pubblica amministrazione. Sono contenute in una memoria depositata da Marroni nell’estate scorsa dopo che il manager era stato sentito, sempre a sommarie informazioni, a giugno, dai pm capitolini Paolo Ielo e Mario Palazzi. Le mail sono state prodotte per dimostrare che gli incontri con babbo Renzi, di cui parla Marroni, non sono invenzioni.

Tredici mesi dopo la sua prima drammatica audizione davanti ai pm di Napoli e sette mesi dopo la sua seconda audizione dai pm romani, Marroni ha confermato per la terza volta la sua versione. Ed è rimasto persona informata sui fatti, cioé non è indagato a differenza dell’altro supertestimone che aveva accusato Luca Lotti per le fuge di notizie sull’inchiesta Consip a dicembre 2016: il manager della municipalizzata dell’acqua di Firenze, il renziano Filippo Vannoni. Vannoni ha cambiato la sua versione con una vistosa retromarcia in favore di Lotti ed è stato indagato mentre Marroni, che secondo le indiscrezioni raccolte dal Fatto, ha ribadito con alcune precisazioni le sue precedenti dichiarazioni, è rimasto testimone. Segno che tra Vannoni e Marroni, i pm hanno scelto il secondo.

La prima volta che Marroni risponde alle domande degli investigatori è il 20 dicembre del 2016: “Tiziano Renzi (…) qualche mese dopo il mio insediamento in Consip (credo fosse il settembre 2015) mi chiese, credo via sms, di incontrarlo di persona perché – spiega ai carabinieri del Noe – voleva parlarmi (…), mi recai a Firenze e incontrai Tiziano Renzi per strada, nella zona del Bargello (…) voleva chiedermi di ricevere un suo amico imprenditore a nome Carlo Russo che voleva partecipare a delle gare d’appalto di Consip; Tiziano Renzi mi chiese di fare il possibile per assecondare le richieste di Russo e di dargli una mano atteso che era un suo amico. Io risposi che avrei ricevuto il Russo e che lo avrei ascoltato”.

Stando al racconto di Marroni al Noe, dopo una quindicina di giorni Russo si presenta da lui e gli chiede di attivarsi “sulla commissione al fine di aumentare il punteggio tecnico relativo all’offerta presentata dalla società da lui segnalata di modo da favorirlo; Russo, per rafforzare la sua richiesta, mi disse in modo esplicito che questo affare non interessava solo lui ma dietro la società che lui stava rappresentando vi erano gli interessi di Denis Verdini (estraneo all’indagine, ndr), facendomi capire che avrei dovuto impegnarmi nel senso da lui prospettato, ribadendomi che io ricoprivo questo incarico grazie alla nomina che mi era stata concessa dal premier Matteo Renzi”. Marroni spiega di non aver dato seguito alle sue richieste.

Davanti a queste dichiarazioni i carabinieri del Noe (era presente anche Gianpaolo Scafarto, poi indagato a Roma per falso, depistaggio e rivelazione di segreto) avvertono i pm di Napoli che si precipitano a Roma. Marroni fa anche i nomi di chi gli spifferò l’esistenza dell’indagine napoletana: ossia Lotti, il presidente di Publiacqua Vannoni, l’ex presidente di Consip Luigi Ferrara (che a detta di Marroni lo avrebbe saputo dall’ex comandante Tullio Del Sette) e il generale Emanuele Saltalamacchia. Lotti, Del Sette e Saltalamacchia sono stati indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreto. Vannoni e Ferrara saranno iscritti dai pm di Roma, il primo per favoreggiamento, il secondo per false informazioni ai pm.

A giugno 2017 Marroni è stato riconvocato anche dai pm capitolini, che hanno ereditato l’inchiesta per competenza un anno fa. L’ex ad di Consip ribadisce quanto già detto sugli incontri con Tiziano R. anche se addolcisce la sua versione sui protagonisti della fuga di notizie. Le conseguenze politiche sono immediate: il 21 giugno, pochi giorni dopo il suo interrogatorio, il Pd azzera i vertici Consip. Marroni però va avanti e deposita una memoria con le mail di babbo Tiziano relative agli incontri con lui. Ieri i pm lo risentono anche su quelle mail. Ora, prima di chiudere l’inchiesta in un senso o nell’altro, i pm potrebbero riconvocare Alfredo Romeo e poi Tiziano Renzi.

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