S i chiama Marco Lelli, è stato fino a martedì scorso un dirigente della società regionale che si occupa della manutenzione delle strade della Regione Lazio, la Astral Spa. Da dieci giorni va in giro a dire di avere chiesto una tangente da 300mila euro a tre imprese concessionarie dei cartelloni pubblicitari sulle strade laziali come Pontina o Cassia. Aggiunge di averne incassati subito 97 mila euro e di aver trattenuto per sé circa 30 mila euro. Ma la cosa più importante è la destinazione del resto. Lelli dice che avrebbe consegnato 65 mila, dei 97 mila euro suddetti, al senatore di Forza Italia Francesco Aracri.
I fatti risalgono all’ottobre 2010 quando Aracri era deputato Pdl. La data è a rischio prescrizione anche ove fossero ravvisati dei reati. Lelli sostiene di avere raccolto altre somme più piccole dopo quella prima rata da 97 mila euro, fino al 2012, anche insieme alla compagna di Aracri che è tuttora dirigente in Astral.
Lelli s’è prima auto-denunciato con una lettera all’amministratore unico dell’Astral, Antonio Mallamo, il 16 gennaio. Poi ha riproposto l’auto-denuncia alla Procura mercoledì scorso. Sia all’Astral che alla Procura ha fatto sapere di esser pronto a consegnare un audio che, a suo dire, proverebbe la consegna di 65 mila euro ad Aracri. Infine è venuto al Fatto a ribadire le accuse.
Lelli è entrato in Astral nel 2003 in quota An. Intercettato nel 2014 nell’inchiesta Mafia Capitale (mai indagato) per i suoi rapporti con Massimo Carminati, nel 2010 era direttore area territorio licenze e concessioni. Proprio per le concessioni dei cartelloni sostiene di avere incassato da tre società di cui non indica il nome i 65 mila euro girati, alla presenza di un altro funzionario Astral di cui non fa il nome nell’auto-denuncia, all’allora deputato del Pdl laziale Aracri. “Questi sono 65” è la frase che si ascolta nella registrazione che Lelli ha intenzione di consegnare in Procura. L’audio – a detta sua – sarebbe stato registrato a casa di Aracri nell’ottobre 2010. Si parla del piano relativo al ricollocamento dei cartelloni pubblicitari che stava per essere approvato in quell’ottobre 2010 dal consiglio di amministrazione di Astral.
Il manager sostiene di raccontare solo ora tali cose perché, malato gravemente, vuole alleggerirsi la coscienza.
Da alcuni anni il dirigente è finito in cattive acque in Astral. Nel 2014 è stato condannato in primo grado per tentata violenza sessuale nei confronti di una ragazza che lui aveva filmato durante gli incontri anche con altri uomini. I filmini poi erano finiti sul web. Su questa vicenda è calata la prescrizione in appello. Dopo la società, a suo dire, lo avrebbe messo in un cantuccio e lui ha contrattaccato con una causa per mobbing. Poi dieci giorni fa ha presentato l’autodenuncia sulla storia della mazzetta. L’amministratore unico di Astral, Antonio Mallamo dice al Fatto: “Abbiamo girato tutto in Procura. Aspettiamo siano i magistrati a chiarire i fatti anche riguardo all’altra dirigente citata nella sua lettera”, cioé la compagna di Aracri, Serenella Ferrantini. Lei al Fatto dice: “attendo fiduciosa l’azione della magistratura”.
Nell’esposto in Procura Lelli afferma: “il 16 gennaio scorso, preso dal mio sconforto per il trattamento sempre più umiliante in azienda, e a seguito della ricomparsa di gravi sintomi relativi alla mia malattia – carcinoma conclamato nel 2016 –ho deciso di auto-denunciarmi in ordine a episodi di corruzione che mi hanno visto in prima persona con la complicità di altri dipendenti dell’azienda e di un Parlamentare della Repubblica”. Lelli descrive così ai pm il trattamento subito da Astral dopo l’esposto: “Il giorno seguente, 17 gennaio 2018, l’azienda provvedeva alla mia sospensione senza stipendio ignorando le altre persone citate nell’autodenuncia e intimandomi di portare la documentazione che giustificava la mia denuncia solo il 7 febbraio (…) nella giornata di ieri (lunedì scorso, 22 gennaio) ricevevo atto di licenziamento per giusta causa a seguito della sentenza di prescrizione di cui sopra ma soprattutto mi veniva indicato che era interrotto (..) il procedimento disciplinare di sospensione del servizio del 17 gennaio”. Secondo Lelli con l’interruzione del procedimento disciplinare e il licenziamento “di fatto viene insabbiata la denuncia”. Poi Lelli chiede di esser sentito dai pm “al fine di consegnare ampia documentazione”. E conclude: “Dichiaro d’esser in possesso di supporti audio comprovanti il coinvolgimento di varie persone nell’azione corruttiva e che dichiaro fin d’ora di voler depositare al momento della mia convocazione”.
Nella sua auto-denuncia scrive: “Dal 2010 e fino alla permanenza della Ferrantini nella mia area come responsabile della pubblicità ho ricevuto tangenti che ho diviso con la stessa e con il compagno di lei, senatore Aracri”. Le accuse sono gravissime. La registrazione è confusa. La voce di Lelli si sente bene. Quella di Aracri no. Inoltre la Ferrantini non è presente nel momento in cui Lelli dice la frase ‘questi sono 65’. La parola alla magistratura.