Un’azienda strategica come Vitrociset potrebbe passare presto nelle mani degli amici di Matteo Renzi. La società romana si occupa storicamente di controllo aereo ma ora realizza il 52 per cento del suo fatturato nel settore difesa. Vitrociset opera anche nella sicurezza nazionale gestendo la rete dati delle forze di polizia, quella di Bankitalia e la rete fonia periferica dell’Agenzia delle entrate. All’estero ha sedi in molti paesi e lavora, per esempio, ai sistemi radar per il lancio dei satelliti Ariane e Vega in Guyana. La cordata che si sta profilando all’orizzonte per un simile bocconcino vede schierati insieme nell’ordine: Luigi Dagostino, Chicco Testa e il manager della Ads di Pomezia, visitata da Renzi a marzo, Pietro Biscu.
Dagostino, immobiliarista 49enne di Barletta, come i lettori del Fatto sanno bene, è socio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli nella Party Srl, società in liquidazione, creata due anni fa per organizzare eventi nei centri commerciali come The Mall a Reggello, paese vicino alla Rignano renziana; Testa è il ‘quasi ministro allo sviluppo economico’ di Renzi mentre la Ads spa di Pomezia, è la società cara a Renzi perché ha assunto 500 persone con il Jobs act nel 2015.
Il 12 marzo l’amministratore delegato Pietro Biscu (socio al 30 per cento) con il vicepresidente Chicco Testa (il 5 per cento è intestato ai suoi due figli Federico, 25 anni, e Filippo, 23 anni) si sono fatti riprendere sorridenti dalle tv accanto a Renzi negli uffici di Pomezia. Fondata decenni fa da Arnaldo Emiliani, Ads si occupa di information technology e infrastrutture di rete ed è cresciuta da 40 a 1700 dipendenti negli ultimi anni grazie ai contratti di Telecom, Ericsson, Vodafone, Wind e Selex ES del gruppo Leonardo (ex Finmeccanica).
La trama delle trattative è complessa e coperta dalla riservatezza ma si dovrebbe dipanare così: la famiglia Emiliani, se le trattative andranno a buon fine, cede il 65 per cento di Ads (70 milioni di fatturato e 58 milioni di debiti a dicembre 2015) a Dagostino. Che, sentito dal Fatto Quotidiano, conferma: “Stiamo guardando i conti e la parte industriale dell’operazione”. L’amministratore di Ads Pietro Biscu, 41 anni, ex manager di Ericsson, un tipo tosto che si vanta delle umili origini e delle gite avventurose nel deserto con la moto, sposato con la finalista ucraina di miss Italia nel mondo 2012 laureata a Odessa in scienze internazionali, Tetiana Bondarenko, stapperebbe una bottiglia. Forte dei contatti dell’ex presidente di Legambiente che ha portato Renzi a Pomezia, potrebbe puntare al boccone grosso: Vitrociset. Grazie ai soldi di Dagostino Biscu potrebbe superare uno scoglio non da poco: i debiti arretrati con il fisco. Presentata da Bruno Vespa davanti al ministro Carlo Calenda come un’azienda da imitare, Ads non versa l’Iva nei termini. Il debito fiscale complessivo per tutte le imposte, sanzioni e interessi, a fine 2015 era di 16 milioni.
“Ora è sceso a 9 milioni e mezzo”, spiega Pietro Biscu, “e pagheremo tutta l’Iva arretrata entro il 27 dicembre evitando così le sanzioni penali, solo con una piccola sanzione amministrativa del 4,5 per cento”. Ads in un paio di anni ha raddoppiato il fatturato ed è stata premiata da Deloitte ma è stata costretta a finanziarsi non pagando le imposte. Ecco perché Biscu, quando sei mesi fa ha conosciuto Dagostino a un incontro a Milano ha visto in lui un partner ideale grazie al patrimonio maturato nella costruzione di centri commerciali per il colosso del lusso Kering. A quell’incontro erano presenti i manager del gruppo Kering, compreso Carmine Rotondaro, amico di Dagostino e allora responsabile del real estate per Kering.
La cordata Biscu-Testa-Dagostino potrebbe puntare su Vitrociset per stoppare la cessione ai francesi della società strategica per la sicurezza italiana. Da un anno Atos, leader europeo del settore vuole Vitrociset, che fattura 177 milioni di euro, con 4,5 milioni di utile ed è di Edoarda Crociani, vedova del Cavalier Camillo, per il 98,5 per cento mentre il restante 1,5 per cento è di Selex Es. La natura dei suoi clienti e dei suoi appalti ne fanno una società privata fino a un certo punto. Un anno fa i francesi, secondo i giornali, offrivano 120 milioni e la signora Crociani ne chiedeva 200. Ora girano cifre più basse ma comunque superiore di dieci volte al valore accreditato di Ads. Da mesi Vitrociset ha avviato un tavolo con il ministero dello Sviluppo economico perché vorrebbe ridurre la forza lavoro. Ecco la possibile fine della storia: il governo Renzi, le agenzie pubbliche e le aziende statali potrebbero sostenere Vitrociset dopo l’acquisto da parte di una cordata made in Italy come quella Ads-Testa-Biscu-Dagostino con l’argomento del campione strategico nazionale. Viva l’Italia. Viva Renzi.