“Eccomi, proviamo a parlare”. Nel tardo pomeriggio, Luigi Di Maio risponde da Bruxelles. In città è andato ieri mattina, a definire accordi per il nuovo gruppo europeo. Incontri blindati, quindi lontano dal Parlamento europeo. Da Roma, l’eco della vicenda Carige. Dalla Francia, l’Eliseo che morde: “Quello di Di Maio sui Gilet gialli non è un commento gradevole, pare comunicazione elettorale a fini interni”.
Ha aperto ai Gilet gialli per distogliere dai problemi italiani?
No. Sto formando un gruppo per le Europee. E nei prossimi giorni incontrerò anche alcuni dei Gilet gialli.
Quando? E soprattutto chi?
Non dico quando e con chi. Stiamo organizzando un contatto, di certo con la parte che crede nell’impegno politico non violento. Se vogliono candidarsi alle Europee, io intendo spiegare loro che gruppo vogliamo creare. Non capisco però: Macron può lavorare ad alleanze in Europa, mentre io facendolo commetterei lesa maestà?
Non è certo solo questo: da lei sono arrivati duri attacchi al leader di un altro governo eletto.
È stato Macron a dare inizio alle danze, visto che il giorno dopo il nostro insediamento al governo ha cominciato a parlare di “populisti vomitevoli” e di “lebbra”.
Ma i Gilet li incontrerà assieme ad Alessandro Di Battista?
Dipenderà dai rispettivi impegni, vedremo se potrà. Di certo Alessandro sarà con me durante tutta la campagna. E anche Davide Casaleggio ci supporterà mettendo a disposizione Rousseau.
Un vostro senatore, Gianluigi Paragone, ha dichiarato: “Il caso Carige non può finire come tutti i casi trattati dai governi precedenti, se vogliamo evitare l’autogol facciamo i gilet gialli”. Vi invita a non perdere l’anima?
Gianluigi ha ragione, dobbiamo sempre stare molto attenti. Ma quella di Carige non è un salvataggio, è una nazionalizzazione. La regola è una: se lo Stato mette i soldi in una banca, quella banca diventa dello Stato. Lo abbiamo sempre sostenuto. E comunque per ora non ci abbiamo messo un euro. Di certo non la ripuliremo per venderla, e non faremo favori a qualche azionista che si è rifiutato di ricapitalizzare.
La vostra base però è molto disorientata, anche a leggere i social. “Avete fatto come il Pd”, dicono.
Se raccontano che abbiamo salvato una banca quando non ci abbiamo messo un euro è ovvio che la gente sia disorientata. Ma la verità è quello che conta: la nostra operazione non c’entra nulla con processi di salvataggio del passato. Non faremo perdere soldi ad azionisti e correntisti. Qualcuno vuole rifarsi una verginità, ma le responsabilità dei precedenti governi su Etruria e Venete sono chiare.
Chi ha incontrato a Bruxelles?
Abbiamo visto i polacchi del Kukiz’15, guidati da una rockstar, Pawel Kukiz. Poi i croati di Zivi zid (considerati populisti, ndr), che sembrano quasi noi, con un leader nato nel 1990, e i finlandesi di Liike Nyt (che Casaleggio aveva visto a novembre, ndr).
A che punto sono le trattative?
Con polacchi e croati abbiamo quasi chiuso, mentre con i finlandesi contiamo di farlo in dieci giorni. Ma aspettiamo una risposta dai Gilet gialli, e ci sono un altro paio di forze politiche con cui trattiamo.
Come si gestisce un gruppo con posizioni così diverse? I polacchi del Kukiz’15 sono considerati di destra.
No, non direi. Non siamo d’accordo con i polacchi su diritti civili e aborto, mentre i finlandesi sono molto liberali, quindi su alcune cose non la vediamo nello stesso modo. Invece i croati non credono nell’euro, mentre per noi non si esce dalla moneta unica. Ma tutti assieme vogliamo essere l’ago della bilancia in Europa, partendo dai punti in comune. Nel gruppo ci sarà libertà di voto, e comunque non condividiamo tutto con questi partiti.
Sono differenze importanti.
Questo non intaccherà i dieci punti del manifesto.
Sta dicendo che sottoscriverlo sarà come firmare un contratto?
Sì, e lo firmeremo entro metà febbraio a Roma. Il primo punto sarà la democrazia diretta, che è anche la prima rivendicazione dei gilet gialli. Vogliamo creare la grande famiglia europea della democrazia diretta. E al centro del manifesto ci saranno i diritti sociali. Inoltre, vogliamo tutti tagliare i privilegi di pochi e gli sprechi in Europa.
E sui migranti? I partiti del manifesto condividono la vostra linea, ossia la ripartizione per quote?
Il concetto della solidarietà dovrà tornare di moda, bisognerà intervenire come Europa unita. Ma va fatta un’attenta riflessione sulle politiche colonialiste di alcuni Paesi che hanno causato ondate migratorie. E tra questi c’è di certo la Francia.
È vero che inserirete esterni nelle liste dei 5Stelle?
È una decisione che non ho ancora preso. Dipenderà anche dalle interlocuzioni in Europa.