Il tabulato a fianco è l’estratto degli attivi dell’Inps. Il documento certifica i “montanti contributivi” di Matteo Renzi anno per anno con accanto i giorni lavorati, il tipo di contratto e i contributi versati dalle aziende e dagli enti che hanno avuto rapporti con l’ex leader Pd.
Il tabulato risale al marzo 2015 e a leggerlo si scopre che Renzi ha un’invidiabile anzianità contributiva. Il Fatto ha raccontato più volte come è riuscito a crearla: alla vigilia della candidatura da parte del Pds e della Margherita a presidente della Provincia fu assunto dalla società della mamma. La Chil Srl lo aveva tenuto fino ad allora come collaboratore coordinato e continuativo, come tanti. Non solo: Matteo era socio al 40 per cento (la sorella Benedetta aveva il 60) della Chil. Proprio quando sta impegnandosi in una campagna elettorale a rischio quasi zero, però la famiglia ha un guizzo: a ottobre 2003 Matteo cede le quote alla mamma e poi la Chil (non più di Matteo) assume Matteo, unico dirigente. Per 7 mesi lo stipendio lo paga la Chil ma quei 30mila euro sono un grande investimento per la famiglia.
Dopo l’elezione ad aprile 2004 infatti non è più la famiglia a pagare i contributi ma l’ente Provincia. La stessa cosa si ripeterà nel 2009. Chil lo paga come dipendente solo per tre giorni. Poi, dopo l’elezione, da fine giugno a pagare i contributi è sempre l’ente pubblico, cioè stavolta il Comune.
A noi queste sembravano le notizie presenti in questo tabulato e le abbiamo pubblicate allora. Se oggi lo ripubblichiamo è solo per aiutare i colleghi dei grandi quotidiani e delle televisioni. In questi giorni si sono scatenati alla ricerca dei contributi versati a Luigi Di Maio dieci anni fa quando il figlio dava una mano nei cantieri dell’impresa della mamma. Di Maio ha pubblicato i suoi documenti sul Blog M5S. Matteo Renzi non lo ha mai fatto e allora abbiamo deciso di farlo noi, sempre per aiutare i colleghi.
A leggere il tabulato certamente i grandi quotidiani si avventeranno su una notizia che a noi sembra inesistente ma che a loro appare evidentemente uno scoop: Matteo ha dato una mano nella società a babbo e mamma Laura senza che all’Inps risultasse nulla nel 1998. Lo racconta al Fatto un ex co.co.co della Chil. Matteo Renzi – secondo la nostra fonte – andava con il furgone a portare i giornali agli strilloni che dovevano vendere le copie della Nazione agli eventi. Il 3 gennaio 1998, per esempio, Matteo è andato ad Assisi a portare i giornali nella giornata in cui Papa Giovanni Paolo II andò a portare solidarietà ai terremotati. Ebbene, secondo i canoni rigidi in voga oggi, dovremmo chiedere conto all’amministratrice, cioè a mamma Laura, perché i primi versamenti all’Inps risultino solo nel 1999. Quell’anno risulta infatti una retribuzione a Matteo di 6mila e 800 euro. Nel 2000 lo stipendio da co.co.co. sale a 10mila.
Il Fatto da tre anni sa di questa discrasia ma non ne ha mai scritto. Semplicemente perché non ci sembra una grande notizia che Matteo lavorasse per Tiziano come un figlio che aiuta il babbo senza contratto. Ora però i grandi quotidiani potranno scatenarsi a fare domande simili a quelle poste a Di Maio. Certamente Matteo metterà on line i contributi versati all’Inps nel 1998 come ha fatto Di Maio. Noi non lo abbiamo mai chiesto. Mentre ci piacerebbe tanto che Matteo pubblicasse il bonifico con la cifra esatta del Tfr da lui incassato quando si è dimesso finalmente dalla Chil, nel 2014, dopo essere stato nominato premier. Il Tfr è per noi il frutto del giochino dell’assunzione da parte della Chil nel 2003. E questa ci sembra una notizia.