La data di oggi entrerà nei libri di storia, non solo turchi, indipendentemente da come andrà il voto presidenziale e legislativo, anticipato di un anno e mezzo per volere del presidente uscente Recep Tayyip Erdogan.
Se il reis dovesse essere riconfermato e il suo partito della Giustizia e Sviluppo (Akp) ottenere ancora una volta la maggioranza assoluta in Parlamento, non solo Erdogan si avvierà a raggiungere il primato di Mustafa Kemal Ataturk in quanto a numero di anni al potere, ma si assisterà anche a un passaggio di status epocale: la Turchia da repubblica parlamentare diventerà una repubblica presidenziale. E la sua già ibrida democrazia diventerà di fatto un guscio vuoto. In seguito al referendum dello scorso anno, dopo le elezioni verrà infatti implementata la riforma costituzionale che conferisce enormi poteri, anche in campo legislativo e giudiziario, al capo dello Stato.
Se invece Erdogan dovesse perdere, sarebbe un evento talmente imprevedibile e contrario a tutti i sondaggi che meriterebbe comunque un posto di riguardo negli annali. I suo principali rivali, sia per quanto riguarda le Presidenziali sia per quanto riguarda le Legislative, sono molto più agguerriti e carismatici rispetto a quelli delle precedenti elezioni, mentre la maggior parte dei partiti all’opposizione si sono potuti alleare in una coalizione pre-elettorale grazie alla nuova legge elettorale.
Ciò significa che i quattro partiti alleati, a partire dal maggiore, il repubblicano e laico Chp, potrebbero in cordata impedire all’Akp di riottenere la maggioranza dei seggi nell’aula. Un obiettivo meno irraggiungibile della presidenza, anche se venerdì scorso la maggior parte degli imam ha fatto giurare ai fedeli sul Corano che voteranno per Erdogan e il suo partito. Chi giura sul Corano, deve rispettare la promessa, pena l’inferno, che esiste anche nell’islam.
Nonostante la stampa indipendente sia stata annichilita e quasi tutti i media, tv compresa, appartengano a editori vicini al presidente, l’ex professore di fisica e scienze, Muharrem Ince, candidato alle presidenziali del maggior partito di opposizione, il laico partito e democratico partito repubblicano Chp è riuscito a guadagnarsi l’attenzione dei turchi con i suoi trascinanti ed energici comizi.
Ince sembra in grado di galvanizzare, come faceva molto bene Erdogan agli inizi della carriera, anche la gente di campagna, non solo l’élite filo europea di Istanbul e Smirne, questa ultima roccaforte del partito repubblicano. Nato 54 anni fa in un villaggio agricolo della provincia nord-occidentale di Yalova, nelle sue apparizioni pubbliche il professore non tralascia mai di ricordare di aver imparato prima a guidare il trattore e poi l’auto, di aver frequentato corsi coranici da bambino e che la sua famiglia include donne che indossano il velo islamico. Un modo per tentare di sottrarre altri voti all’Akp mentre predica la scienza e la nanotecnologia ai giovani e promette di non abolire l’insegnamento nelle scuole superiori della teoria di Darwin che invece Erdogan vorrebbe cancellare a partire dalla auspicata rielezione. Qualora eletto, Ince promette abolire immediatamente lo stato di emergenza, ripristinare la separazione dei poteri e cancellare la riforma costituzionale.
Abolirebbe inoltre il Consiglio di istruzione superiore, che Erdogan ha usato per licenziare migliaia di accademici per ragioni politiche, e riformerebbe il Consiglio supremo di giudici e pubblici ministeri, le cui regole e membri Erdogan ha cambiato per avere una magistratura amica. In una intervista il candidato ha detto: “Se la ricchezza di Erdogan deve essere investigata, deve esserci un sistema giudiziario indipendente”. Qualche chance in più di competere con Ince per andare al ballottaggio contro Erdogan ce l’ha Meral Aksener.
L’ex ministro degli Interni, soprannominata Lady di Ferro ha fondato il Buon partito (Iyi) dopo aver abbandonato il partito nazionalista perché in disaccordo sulla fedeltà a Erdogan da parte del leader dei Lupi Grigi, il vecchio Devlet Bahceli. Colui che ha chiesto formalmente al Sultano di anticipare le elezioni proprio per impedire ad Aksener di guadagnare troppo consenso nel corso dei mesi. Gli ultimi sondaggi danno Erdogan al 46 per cento e Ince al 30: qualora confermati, si andrà al ballottaggio.