Dopo trent’anni di proclami e di progetti il TAV Torino-Lione è ancora ai blocchi di partenza, essendo state realizzate solo alcune opere preparatorie, anche se “l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera” è stato autorizzato dal Parlamento che ha ratificato precedenti accordi tra Italia e Francia. Nel frattempo molte cose sono cambiate. È stato pubblicato un documento dell’Osservatorio per il Tav istituito presso la Presidenza del Consiglio in cui si riconosce che “molte previsioni fatte 10 anni fa, sono state smentite dai fatti”, salvo poi giustificare la realizzazione del tunnel di base e di altri interventi non meno devastanti in territorio italiano adducendo nuove opinabili ragioni concernenti l’asserita necessità di ammodernare un’infrastruttura obsoleta e non integrata.
Siamo, dunque, di fronte a un’opera progettata e studiata per far fronte a un aumento a suo tempo definito insostenibile dei traffici che viene infine deliberata dando atto del venir meno dei presupposti iniziali. È un’evidente anomalia tanto più grave se si considera che le “nuove ragioni” non sono sorrette da alcuna analisi indipendente dei costi-benefici e del ciclo di vita dell’opera e sono contestate da autorevoli tecnici di diversa estrazione, con riferimento sia agli studi previsionali sia ai modelli analitici usati (è stato presentato alla Procura di Roma, da parte di diversi soggetti tra cui alcuni sindaci della Valle, un esposto, in fase di indagini preliminari). In tale contesto, elementari ragioni di trasparenza e di prudenza impongono una riflessione e la riapertura da parte del governo di un confronto con i cittadini, le istituzioni, i tecnici da queste nominati e, più in generale, il mondo degli studiosi e dell’economia.
Per questo rivolgiamo alla politica e al Governo un appello: la decisione di costruire la linea ferroviaria è stata presa 30 anni fa. Oggi tutto è cambiato, i lavori per il tunnel di base non sono ancora iniziati. Aprire un tavolo di confronto reale su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative non provocherebbe, dunque, né battute d’arresto né ritardi. Sarebbe un atto di responsabilità.
Tra gli altri Massimo Bray, don Luigi Ciotti, Paolo Cognetti, Vittorio Emiliani, Carlo Freccero, Elio Germano, Paul Ginsborg, Tomaso Montanari, Moni Ovadia, Marco Revelli, Salvatore Settis e Gino Strada