Fallimento. Non c’è altra parola per l’Italia di Gian Piero Ventura fuori dai Mondiali di Russia 2018, ipotesi sempre più concreta dopo la sconfitta con la Svezia. Un tracollo che sarebbe innanzitutto sportivo, ma anche economico: non partecipare alla prossima Coppa del mondo significa aprire una voragine nei conti della Federcalcio di Carlo Tavecchio. Proventi Fifa, diritti tv, sponsor, una slavina da 20-25 milioni in meno su un fatturato di 150 milioni: il 15% circa dell’intero bilancio, tanti soldi a cui la Figc non può permettersi di rinunciare, dopo aver già visto dimezzati i contributi pubblici del Coni.
I Mondiali non valgono solo prestigio. Per Russia 2018 la Fifa mette in palio il montepremi più alto di tutti i tempi: quasi 700 milioni di euro. Chi vince la Coppa porta a casa 32 milioni, ma questa squadra non fa sognare. Fermiamoci al gettone di presenza: 8,1 milioni di euro, la cifra che da sola vale il ritorno di lunedì. Poi ci sono altre variabili, più difficili da calcolare. I diritti tv, ad esempio, ancora da aggiudicare: per la qualificazione a Brasile 2014 la Figc aveva incassato un bonus dalla Rai di 4,5 milioni di euro; un 2018 senza Mondiali, con meno partite e quasi tutte amichevoli, farebbe precipitare questa voce.
Il capitolo più delicato è quello degli sponsor. Nella stagione dei grandi tornei internazionali i ricavi si impennano: per fare un paragone, grazie a Sudafrica 2010 la Figc aveva incassato 10 milioni in più del solito tra corrispettivi e royalties. Lo sponsor tecnico Puma (che da solo garantisce circa 20 dei 40 milioni di entrate commerciali) è legato alla Nazionale fino al 2022, ma l’anno prossimo scadono due top sponsor pesanti come Eni e Poste Italiane, più altri quattro main sponsor: il marchio azzurro si svaluterà in sede di negoziazione, le ricadute negative saranno inevitabili.
“Fra tutte le varie voci, certe ed eventuali, si può ipotizzare che la mancata qualificazione ai Mondiali possa togliere alla Federazione almeno una ventina di milioni”, spiega Luca Marotta, esperto di contabilità sportiva. E non è finita qui, perché al conto va aggiunto lo stipendio di un nuovo commissario tecnico: un minuto dopo l’eliminazione, Ventura sarà “dimissionato”, bisognerà sostituirlo continuando a pagarlo, visto che lo scorso agosto Tavecchio ha pensato bene di rinnovargli il contratto fino al 2020.
Dopo lunedì, insomma, il pallone rischia di sgonfiarsi. La Federcalcio per il 2017 ha già messo in cantiere una perdita di 4,8 milioni di euro, dovuta principalmente al calo dei contributi pubblici (passati dagli 80 milioni del 2011 agli attuali 39). Il preventivo 2018 deve ancora essere scritto, verrà adeguato alle risorse a disposizione: nessun investimento, nessuna crescita. Anzi: con i conti traballanti, senza il surplus di risorse che la stagione dei Mondiali ha sempre garantito, all’orizzonte potrebbero profilarsi nuovi tagli.
Nel 2016 Tavecchio è stato costretto ad approvare un doloroso “Progetto di ristrutturazione economico-finanziaria”, scaricando i costi arbitrali sulle Leghe, in particolare sui Dilettanti. A pagare il disastro dei grandi sono sempre i più piccoli, e chissà che altro riserva il futuro. Il fallimento vero e proprio forse no. Un ridimensionamento di sicuro, per la Figc e tutto il calcio italiano.