Il dubbio squassa, alle otto di sera, due palazzi non distanti tra di loro. Il Quirinale e Grazioli. Il capo dello Stato e il Condannato.
Il dubbio è: “Ma Salvini a che gioco sta giocando, questo è modo di fare politica?”. Il dubbio implica un sospetto: “A Salvini del governo non importa nulla, pensa solo a sé e alla Lega”.
È lo stesso identico film della settimana scorsa al Colle, al secondo giro di consultazioni del presidente Sergio Mattarella. Salvini che dice a Di Maio che “è fatta” sul fatidico passo di lato di B., Di Maio che lo riferisce al capo dello Stato e poi Berlusconi che fa saltare tutto con la nota pantomima alla Totò e Peppino.
Di qui dubbi e sospetti sulla vera strategia del leader leghista, che nel tardo pomeriggio di ieri, al bis dell’esplorazione di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, ribalta la scontata prospettiva funebre e promette “spiragli”. Luce. Ottimismo. Che sarà successo?
Questo.
Prima scena, secondo il racconto di alcune fonti azzurri. Salvini che tenta di rassicurare l’ex Cavaliere: “Silvio, i grillini stanno facendo cadere il veto su di te, vedrai che ce la faremo”. Testuale. Berlusconi, che nei momenti topici raddoppia crudelmente diffidenza e pragmatismo, risponde: “Mah, io la vedo ancora impossibile. Loro non reggeranno mai me e io non potrò mai reggere l’appoggio esterno, vediamo”. Il cauto “vediamo” di B. è racchiuso poi all’uscita dallo studio di Casellati. A mani giunte e un passo indietro rispetto a Salvini che parla ai giornalisti. Niente gesti, niente esternazioni non concordate. Una posizione di attesa, meno di rottura.
Seconda scena. Salvini che si “gioca” Di Maio per la seconda volta in sette giorni: “Luigi è fatta, Berlusconi fa il passo di lato”. Tra i due, comunque, resta sospesa una cruciale zona d’ambiguità: chi fa il premier? Per varie fonti, infatti, Salvini non promette Palazzo Chigi all’altro “vincitore”.
Ed è su queste basi che Salvini recita la seconda sceneggiata dopo quella al Colle. Stavolta a Palazzo Giustiniani, da Casellati. A quel punto, nel tardissimo pomeriggio di ieri, diventa decisivo l’incontro tra la delegazione grillina e la presidente del Senato.
Alla fine è Di Maio a fotografare i retroscena di questi giorni: “Se Forza Italia vuole dare il sostegno lo faccia ma io non tratto con loro”. È lo smascheramento del secondo bluff salviniano.
Al Quirinale le reazioni mischiano sgomento e preoccupazione. È un film già visto, appunto. In ogni caso, oggi Mattarella riceverà Casellati per il resoconto ufficiale del mandato esplorativo affidatole mercoledì dopo quattro giorni di riflessione intensa.
A Palazzo Grazioli, invece, prevale di nuovo la rabbia. Questa volta B. è stato silenzioso “ma quello lì mi ha preso lo stesso a schiaffi dopo”. “Quello lì”, ovviamente, è Di Maio. In base a valutazioni provenienti da Forza Italia il retropensiero è che “Salvini voglia continuare a guadagnare tempo in vista delle regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia”. Cioè la fine del mese. È la strategia dell’annessione “morbida” di Forza Italia per invertire ancora di più i rapporti di forza nel centrodestra. Allo stesso tempo, “Di Maio vuole tenere lontana il più possibile l’ipotesi di un mandato esplorativo a Fico”. Insomma, lo schema Lega-Cinquestelle, e non centrodestra, non sarebbe del tutto spirato. E per capirlo, fanno notare da più ambienti, l’unico modo è dare un pre-incarico a Salvini o Di Maio. È lo stesso leader leghista a farlo capire: “Scendo in capo direttamente io”.
Ipotesi estrema ma che in teoria può essere un’opzione del Colle, anche se c’è da tenere conto che il giudizio su Salvini lassù è molto negativo, per le questioni di politica estera e per il doppiogiochismo manifestato nelle consultazioni. Non solo. Un pre-incarico implicherebbe la rottura tra B. e Salvini se lo schema è “tra i due soltanto”, almeno a sentire gli azzurri che hanno parlato con l’ex Cavaliere ieri sera.
Ascoltata Casellati, Mattarella si prenderà un altro weekend di riflessione e poi affronterà la prossima settimana con le due carte ancora a sua disposizione. Il mandato esplorativo a Roberto Fico, presidente della Camera, per rispettare la simmetria ed esplorare l’altro perimetro possibile, Pd e Cinquestelle, oppure il nome terzo per cominciare la discussione su un governo di transizione che porti non prima di un anno il Paese alle urne.