E alla fine il nome per Palazzo Chigi potrebbe essere proprio lui, il candidato “congelato” lunedì scorso da un perplesso Matteo Salvini. Ovvero l’avvocato e docente universitario Giuseppe Conte, 54 anni, pugliese ma trapiantato a Roma, già ministro alla Pubblica amministrazione nella squadra di governo presentata da Luigi Di Maio prima delle Politiche. E le parole di ieri di Alessandro Di Battista su La 7 (“Il nome del premier non vi stupirà, non viene da Marte”) sembrano confermare che sarà lui “la figura terza”.
Indicata da quel Di Maio che a questo punto prenderà un superministero, quello che dovrebbe nascere dall’accorpamento del dicastero del Lavoro con lo Sviluppo economico. E che terrà in pancia anche le Telecomunicazioni, materia che interessa a quello che è rimasto fuori a inveire, a Silvio Berlusconi. Mentre Matteo Salvini è destinato all’Interno. Ed entrambi i leader dovrebbero essere anche vicepremier, per dare sostegno (e di fatto la rotta) al presidente terzo, Conte. Anche se ieri i boatos, rimbalzati anche sul sito Dagospia, davano come possibile alternativa Paolo Savona, 81 anni, economista con un lungo passato in Banca d’Italia, già ministro all’Industria con Carlo Azeglio Ciampi.
Ma a quanto emerso ieri sera Savona sarebbe in realtà il nome indicato dal Carroccio per il ministero dell’Economia. Scelta che però potrebbe lasciare perplesso il Quirinale. Perché Savona è un deciso oppositore della linea dell’austerità dell’Europa. E non solo. Ieri in ambienti politici ricordavano una intercettazione del 2005 in cui Savona, allora presidente della società di costruzioni Impregilo, parlava con l’economista Carlo Pelanda del Ponte di Messina, per la cui costruzione Impregilo era in corsa. E Pelanda gli riferiva: “La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo, me lo ha detto Marcello Dell’Utri”. Vecchia storia, senza alcuna rilevanza penale. Mentre tutti sciorinano aneddoti su Conte: docente di Diritto privato a Firenze, quindi diretta conoscenza di Alfonso Bonafede, dimaiano doc che a Firenze esercita la professione di avvocato. E che salvo sorprese sarà il Guardasigilli del governo giallo-verde. È stato lui il vero fautore dell’ascesa di Conte, presenza fissa ai convegni sulla giustizia del M5S.
Avvocato cassazionista, esperto in arbitrati, dal 2013 è membro del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, l’organo di autogoverno del Tar e del Consiglio di Stato. Ed è lui che ha presieduto la commissione che a gennaio ha destituito l’ex consigliere di Stato Giuseppe Bellomo, accusato di aver imposto ad alcune borsiste della sua scuola minigonne e tacchi a spillo, oltre alla risoluzione del contratto se si fossero sposate. Ora invece potrebbe diventare premier al posto di Di Maio, che ci ha provato fino a poche ore fa. Ma la Lega ha fatto muro, fino all’ultimo. “Salvini non poteva reggerlo con i nostri” ripetono i leghisti. Mentre dal Movimento raccontano che a ostacolarlo sia stato anche il suo rifiuto di incontrare o anche solamente sentire al telefono Berlusconi. Un passaggio che la Lega gli ha chiesto più volte. Ma il capo del M5S ha sempre detto no. Però c’è sempre la possibilità che Mattarella respinga come troppo leggero il nome di Conte. O di un altro tecnico. E allora Di Maio, come leader del Movimento primo per consensi, tornerebbe in prima fila. Una speranza che il grillino ha conservato, forse. “Ma a quel punto potrebbe saltare il banco”, ammettono M5S. Mentre impazza il totonomi per la squadra di governo.
Con la Lega che pare fare incetta di ministeri pesanti, per compensare il premier indicato dai 5Stelle. Nell’attesa le ultime indiscrezioni danno agli Affari europei su indicazione del Movimento il giurista Enzo Moavero Milanesi, classe 1954: già sottosegretario a Palazzo Chigi con Ciampi, ministro proprio agli Affari europei prima con Mario Monti e poi con Enrico Letta. Gradito al Quirinale. Mentre per gli Esteri rimane favorito Giampiero Massolo, già direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, anche lui sponsorizzato dal Colle. La Lega invece vuole l’ avvocato Giulia Bongiorno, già legale di Giulio Andreotti, per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento, e prenderà l’Agricoltura con Nicola Molteni, vice capogruppo alla Camera. Giancarlo Giorgetti, numero due del Carroccio, sarà invece il sottosegretario “forte” alla presidenza del Consiglio. E sottosegretario a Palazzo Chigi, con delega ai Servizi segreti, sarà anche il senatore grillino Vito Crimi.
Poi però c’è un nodo, il ministero delle Infrastrutture. Sembrava destinato alla 5Stelle Laura Castelli, deputata e storica No Tav. Ma ieri, forse sfruttando le polemiche sullo stop all’opera, la Lega ha chiesto il dicastero. E il nome di Salvini è Giuseppe Bonomi, ex deputato e assessore a Milano, già presidente della società di gestione aeroportuale Sea. Mentre Castelli potrebbe prendere la Pubblica amministrazione. E c’è battaglia anche per l’Ambiente, con il Carroccio che pare destinato a prenderlo. E sarebbe una ferita, per il M5S che dell’ambiente aveva fatto un totem. Altro nodo è la Difesa, per cui sarebbe in prima fila il leghista Lorenzo Fontana. Ma il Colle potrebbe preferire un tecnico. Di certo nel governo ci sarà anche un fedelissimo di Di Maio come il deputato Vincenzo Spadafora, forse a un ministero ad hoc, quello alla Famiglia.