Uno, due bicchieri bevuti velocemente. Dentro alcool ma anche benzodiazepina, detta droga dello stupro. La testa che gira, il corpo che si muove a scatti. Dal locale in auto con tre persone, due sono amici, e senza accorgersene si ritrova in una casa a Bellusco. Il resto di questa storia, conclusa ieri con l’arresto di Marco Coazzotti, Mario Caputo (proprietario della casa) e Guido Guarnieri accusati di violenza sessuale, disposto dal giudice di Milano, sta nel racconto della vittima, 23 anni appena e nelle intercettazioni degli stupratori. La violenza avviene la notte tra il 13 e il 14 aprile 2017.
Tre giorni dopo il racconto della vittima che ricostruisce con chiarezza la prima parte di quella serata passata al pub Next di via Crema a Milano. Poi il viaggio a Vigevano. “Ricordo che dicevo, ma non saprei a chi, basta!”. Quindi il risveglio. I tre, in particolare Marco, che la vittima conosceva da tempo, fingono che si sia sentita male. Poi la riaccompagnano a casa. “Giunti vicini alla mia abitazione Marco mi ha detto: riprenditi mi hai fatto preoccupare”. Qui la ragazza si riaddormenta. Poche ore e si sveglia ancora. “Provavo un forte dolore nelle parti intime. “Ho subito compreso di aver subito uno o più rapporti sessuali senza il mio consenso”. Da qui iniziano le indagini dei carabinieri. Gli investigatori osservano le immagini interne del locale. E capiscono che a mettere la droga nel bicchiere (per ben due volte) è stato l’amico Marco. La cosa rende felici i tre. Scrive il gip: “La gioia degli indagati è evidente”. Coazzotti rientra nel locale saltellando. Le celle telefoniche fanno il resto. Il 30 novembre Coazzotti e Guarnieri vengono arrestati, messi in cella assieme e intercettati. Chi resta fuori è Caputo, il quale poche ore dopo l’arresto parla con la moglie. “Non lo so cazzo tu c’eri”, dice la donna al marito che vuole e pretende spiegazioni. Lui assicura: “Io non ho fatto niente, te lo giuro su Dio, lo giuro sul bambino”. Il 6 dicembre i due in carcere vengono intercettati mentre leggono l’ordinanza d’arresto al capitolo “lacerazioni”. Dice Marco: “Lacerazioni? Come fanno a esserci lacerazioni con il preservativo che ha il lubrificante, ma stiamo scherzando”. L’altro commenta: “Tutto per una scopata del cazzo”.
Sempre Guarnieri prosegue: “Poi uno stupratore non usa i preservativi”. Ancora Guarnieri sui rapporti sessuali: “E io con 14 centimetri lo slabbro? Il mio avvocato lo deve dire: il mio cliente ha un pene di 14 centimetri, come fa a slabbrare”. Poi parlano di Caputo e ragionano come possa finire in galera. “Anche lui l’ha salutata, ci dovrebbe essere il suo Dna”. Annota il giudice: “L’espressione salutata fa riferimento a un rapporto sessuale”. Il coinvolgimento di Caputo sta poi nell’ultima intercettazione. Si parla sempre di rapporti sessuali. Dice Coazzotti: “Come si è fatta le lacerazioni? Nessuno gli ha messo niente”. Scrive il giudice nel confermare la custodia in carcere: “Sussiste il pericolo di reiterazione in quanto la particolare astuzia con cui Caputo e i suoi complici hanno preordinato e perpetrato il reato depone nel senso di una elevata pericolosità sociale”. Altro non c’è da dire se non la chiosa del procuratore aggiunto Letizia Mannella: “Donne usate come selvaggina, e come donna dimenticherò difficilmente questa vicenda”.