La lunga settimana delle poltrone si apre con l’indicazione dei rappresentanti del Partito democratico e di Forza Italia per le commissioni parlamentari di garanzia, preludio alle scelte del governo sul Consiglio d’amministrazione Rai e Cassa depositi e prestiti. Può sembrare il segnale di un accordo tra la maggioranza e le opposizione per nominare i presidenti della Vigilanza Rai e dell’influente Copasir, il comitato parlamentare che sorveglia i servizi segreti.
In realtà è soltanto il prologo di uno scontro politico ancora pulsante che si può concludere in due modi: o Cinque Stelle e Lega si dividono sul tema delle poltrone oppure si blocca tutto. Perché resistono due veti. Quello dei leghisti per non assegnare il Copasir a un rappresentante dem, nello specifico al renziano Lorenzo Guerini. Quello dei pentastellati che rifiutano l’ipotesi di consegnare la vigilanza a Maurizio Gasparri di Forza Italia, il senatore emblema del conflitto di interessi di Silvio Berlusconi e firmatario da ministro di una legge che ha ingabbiato lo sviluppo televisivo in Italia.
Siccome la questione riguarda i numeri e pure la politica, la soluzione costruita negli ultimi giorni colloca gli azionisti del governo gialloverde in posizioni differenti. Con la Lega che vota per Gasparri, ma non per Guerini e il Movimento che vota per Guerini, ma non per Gasparri.
Il rapporto incrociato con le minoranze, sempre mercoledì, si ripropone per le elezione dei consiglieri di Viale Mazzini in Parlamento, due ciascuno tra Camera e Senato. A ogni gruppo spetta una preferenza, dunque per selezionare il secondo è obbligatorio un patto tra due gruppi: da largo del Nazareno, sede del Pd, sono pronti a condividere un nome con Forza Italia, ma i leghisti non sono disposti – in alcuna circostanza – ad aiutare i dem. Così appare assai complicato reperire la maggioranza dei due/terzi in Vigilanza necessaria per indicare il presidente del Cda Rai. Con una rottura sul pacchetto Rai e sul Copasir di mercoledì, immaginare una sintonia nel governo sugli amministratori delegati di Viale Mazzini e Cassa – appena venerdì – è inverosimile.
Però le trattative non s’interrompono e i contatti tra i partiti sono costanti. I Cinque Stelle s’affidano al sottosegretario Stefano Buffagni, che gode della fiducia del vicepremier Luigi Di Maio e di Davide Casaleggio. Il dossier Rai lo segue anche il sottosegretario Vincenzo Spadafora, interlocutore privilegiato dei dem pure sul Copasir. I contatti del Movimento con i leghisti, invece, li cura l’onnipresente Buffagni. Quando si parla di Lega e di nomine ci si riferisce a Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e, in seconda battuta, Massimo Garavaglia. Il no del Carroccio al Copasir per Guerini può far saltare qualsiasi patto tra maggioranza e minoranza. Ancora ieri sera, un leghista molto ascoltato da Matteo Salvini, pronosticava lo slittamento totale delle nomine.
A complicare tutto c’è la sostanziale paralisi del ministero del Tesoro, che è l’azionista di riferimento e il titolare formale dei poteri di nomina tanto per la Cassa Depositi e Prestiti quanto per i vertici della Rai, amministratore delegato e presidente (che verranno però scelti da Di Maio e Salvini). Le mosse del ministro Giovanni Tria risultano incomprensibili a molti: prima ha confermato quasi tutti gli uomini dello staff del predecessore Pier Carlo Padoan, incluso il capo di gabinetto Roberto Garofoli visto da Lega e M5S come espressione di vecchi assetti di potere da contestare. E ora, scaduti i termini per lo spoils system, sembra essersi pentito e ha deciso di affidare a un consigliere parlamentare, Fortunato Lambiase, la segreteria tecnica del ministero che pare destinata a gonfiarsi fino a oltre 20 persone e diventare una sorta di gabinetto parallelo. Con queste oscillazioni, Tria cerca di prendere tempo su tutto. E poiché la scelta dei vertici della Cassa Depositi e Prestiti (dovrebbe arrivare dalla Bei Dario Scannapieco) influenza quella del direttore generale del Tesoro (ai Cinque Stelle non piace Alessandro Rivera, c’è l’ipotesi di Stefano Scalera) anche a Tria va benissimo rinviare tutto. Fino a quando non si sa.