Roma, 1 gen. (Adnkronos) - Spes contra spem, la speranza contro ogni speranza. Potrebbe trovare sintesi nelle parole della lettera di San Paolo ai Romani il decimo messaggio di fine anno rivolto agli italiani dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato parla ancora una volta in piedi, dalla sala del Lucernaio, con sullo sfondo il suo studio privato, quasi a voler sottolineare anche visivamente la volontà di stabilire un filo diretto tra le Istituzioni, ed in particolare quella più alta, e i cittadini.
Quelle che segnano il passaggio dal vecchio al nuovo anno "sono ore di speranza nel futuro", e "tocca a noi saperla tradurre in realtà", perché, ricorda Mattarella "la speranza non può tradursi soltanto in attesa inoperosa. La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà". Le nostre scelte". A partire dal "rispetto verso gli altri, primo passo per una società più accogliente, più rassicurante, più capace di umanità". Soprattutto "in un tempo segnato, oltre che dalle guerre, da squilibri, da conflitti".
Spes contra spem, parole scelte da Giorgio La Pira per ispirare e raccontare il suo impegno per la pace, mentre Aldo Moro considerava la speranza "la certezza delle cose future". Due punti di riferimento del Capo dello Stato, che di fronte "alle barbarie" che "non risparmiano neppure il Natale e le festività più sentite", sottolinea che "mai come adesso la pace grida la sua urgenza", ribadendo "che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi".
E "in queste ore" in cui siamo accomunati dall'"angoscia per la detenzione di Cecilia Sala, in attesa di rivederla al più presto in Italia", dobbiamo ricordare "ancora una volta il valore della libera informazione. Tanti giornalisti rischiano la vita per documentare quel che accade nelle sciagurate guerre ai confini dell’Europa, in Medio Oriente e altrove. Spesso pagano a caro prezzo il servizio che rendono alla comunità".
Anche da questo emerge l'immagine di una realtà che "presenta contraddizioni che generano smarrimento, sgomento, talvolta senso di impotenza. Sembra che il mondo sia sottoposto a una allarmante forza centrifuga, capace di dividere, di allontanare, di radicalizzare le contrapposizioni".
Ad esempio, Mattarella sottolinea che "a livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti". Denuncia "la crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina, che ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico. Una sconfortante sproporzione".
Ma "luci e ombre", evidenzia il Capo dello Stato "riguardano anche la nostra Italia. La scienza, la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili", ma "numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari".
"I dati dell’occupazione sono incoraggianti. Resistono tuttavia aree di precarietà, di salari bassi, di lavoratori in cassa integrazione. L’export italiano registra dati positivi, e così il turismo. Con questo aspetto confortante stride il fenomeno dei giovani che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative, spesso dopo essersi laureati. Tra Nord e Sud c’è una disuguale disponibilità di servizi. Continua il pericolo dell’abbandono delle aree interne e montane. Colmare queste distanze. Assicurare un'effettiva pienezza di diritti è il nostro compito".
Il Presidente della Repubblica mette poi in risalto la preoccupazione per il "fenomeno della violenza" che "diviene ancor più allarmante quando coinvolge i nostri ragazzi. Bullismo, risse, uso di armi. Preoccupante diffondersi del consumo di alcool e di droghe, vecchie e nuove, anche tra i giovanissimi".
Le ombre lasciano però nuovamente spazio alle luci, perchè "i giovani sono la grande risorsa del nostro Paese. Possiamo contare sul loro entusiasmo, sulla loro forza creativa, sulla generosità che manifestano spesso. Abbiamo il dovere di ascoltare il loro disagio, di dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni. La precarietà e l’incertezza che avvertono le giovani generazioni vanno affrontate con grande impegno anche perché vi risiede una causa rilevante della crisi delle nascite che stiamo vivendo".
"Si intrecciano, quindi -è ancora la sintesi di Mattarella- straordinarie potenzialità e punti di debolezza da risolvere. Impegniamoci per una comune speranza che ci conduca con fiducia verso il futuro".
E il Capo dello Stato indica anche un possibile percorso da intraprendere: "L’Istituto della Enciclopedia italiana Treccani ha scelto, come parola dell’anno, 'rispetto'. Il rispetto verso gli altri rappresenta il primo passo per una società più accogliente, più rassicurante, più capace di umanità. Il primo passo sulla strada per il dialogo, la collaborazione, la solidarietà, elementi su cui poggia la nostra civiltà".
"Rispetto della vita, della sicurezza di chi lavora. Gli incidenti mortali -tutti- si possono e si devono prevenire. Rispetto della dignità per chi si trova in carcere. Il sovraffollamento contrasta" con la Costituzione "e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine".
Intreccio tra luci ed ombre, fiducia nonostante squilibri e conflitti, guardare al futuro traendo linfa da quanto accaduto nell'anno che si chiude. "Ho incontrato -racconta Mattarella- valori e comportamenti positivi e incoraggianti nel volto, nei gesti, nelle testimonianze di tanti nostri concittadini. Li ho incontrati nel coraggio di chi ha saputo trasformare il suo dolore, causato da un evento della vita, in una missione per gli altri. Li ho letti nelle parole di Sammy Basso che insegnano a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà".
"Si trovano nel rumore delle ragazze e dei ragazzi che non intendono tacere di fronte allo scandalo dei femminicidi. Siamo stati drammaticamente coinvolti nell’orrore per l’inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi. Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime. Vogliamo e dobbiamo parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste".
E qui torna il riferimento alla speranza. "Ho fatto riferimento -sottolinea il Capo dello Stato- ad alcuni esempi di persone che hanno scelto di operare per il bene comune perché è proprio questa trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale quel che tiene assieme le nostre comunità e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire. È questa medesima trama che ci consentirà di evitare quelle divaricazioni che lacerano le nostre società producendo un deserto di relazioni, un mondo abitato da tante solitudini. Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza".
Il Presidente della Repubblica invita allora a guardare al "patriottismo" che si manifesta "nella quotidiana esperienza di tanti nostri concittadini". Quello "degli allievi della nostra Marina militare, su nave Trieste, all’avvio del loro servizio per l’Italia e per i suoi valori costituzionali. Come stanno facendo in questo momento tanti nostri militari in diversi teatri operativi. Quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose. Quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Di chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza. Di chi lavora con professionalità e coscienza. Di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto. Di chi si impegna nel volontariato. Degli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie".
"È patriottismo -sottolinea ancora Mattarella- quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società".
Approccio realistico ma non ansiogeno anche quando si parla di sicurezza, "una preoccupazione dei cittadini" che richiede "massimo sostegno alle vittime dei reati". Occorre ricordare che "dal Rapporto Censis, sulla base di dati del ministero dell’Interno, risulta che, dal 2013 al 2024, sono stati raggiunti risultati significativi sul fronte della prevenzione, con una forte riduzione degli omicidi volontari, delle rapine, dei furti nelle abitazioni". Tuttavia "si affacciano nuovi odiosi fenomeni, a partire dalle truffe agli anziani, alle aggressioni via web ai ragazzi, alla violenza di strada, crimini contro i quali le Forze dell’Ordine sono fortemente impegnate".
E guardando al futuro, Mattarella conclude ricordando che "nel 2025 celebreremo gli ottanta anni dalla Liberazione. È fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia".
"Sono valori che animano la vita del nostro Paese, le attese delle persone, le nostre comunità. Si esprimono e si ricompongono attraverso l’ampia partecipazione dei cittadini al voto, che rafforza la democrazia; attraverso la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune, il bene della Repubblica: è questo il compito alto che compete alla politica. Siamo chiamati a consolidare e sviluppare le ragioni poste dalla Costituzione alla base della comunità nazionale. È un’impresa che si trasmette da una generazione all’altra". (di Sergio Amici)