Bruxelles, 30 dic. (Adnkronos) - Domani, 1 gennaio 2025, prenderà formalmente il via la presidenza polacca del Consiglio Ue, che succede a quella ungherese e precede quella danese. La Polonia raccoglie il testimone da Budapest nel primo semestre in cui la nuova Commissione europea, la von der Leyen bis, presenterà probabilmente le sue prime proposte legislative. Anche se le leggi "potrebbero essere approvate solo più tardi - osserva Cordelia Buchanan Ponchzek del Finnish Institute of International Affairs in un briefing preparato per la Tepsa (Trans-European Policy Studies Association, ndr) - durante la presidenza della Danimarca o di Cipro, la Polonia avrà l'opportunità di guidare le conversazioni e di identificare gli elementi per trovare un consenso". Si tratta di una "grossa responsabilità".
Il programma della presidenza polacca ha una parola chiave: sicurezza. I cittadini, spiega una fonte Ue, "vogliono che l’Unione europea agisca in aree che forniscono protezione e sicurezza". Pertanto, nel programma il concetto di sicurezza viene declinato in ben sette "dimensioni": sicurezza esterna, sicurezza interna, sicurezza delle informazioni, sicurezza energetica, sicurezza economica e delle imprese, sicurezza alimentare e sicurezza sanitaria.
La Polonia prende la sicurezza molto sul serio: è uno degli Stati dell'Ue che spende di più per la difesa (il 4,7% del Pil nel 2025). Una delle sue priorità sarà proprio stringere i rapporti transatlantici: "Rafforzare la cooperazione con i Paesi della Nato e Paesi non Ue dalle idee simili, come gli Usa, il Regno Unito, la Corea del Sud e altri", riporta il programma della presidenza. La presidenza polacca sarà la prima ad avere a che fare con la nuova amministrazione Trump e "l'obiettivo non è avere una guerra commerciale", ma buone relazioni" con Washington, spiega una fonte Ue.
Per Buchanan Ponchzek, "l'elefante nella stanza" è che i partiti polacchi "non sono d'accordo" su come posizionarsi nei confronti di Donald Trump e degli Usa. Ma questa divergenza interna dovrebbe avere ripercussioni limitate, dato che il presidente della Repubblica, che è Andrzej Duda del Pis, non ha voce in capitolo nel Consiglio Ue e nel Consiglio europeo. Le elezioni presidenziali si terranno nel maggio 2025, durante la presidenza del Consiglio Ue: c'è sempre il rischio che la campagna elettorale distragga il Paese dai compiti Ue, ma in passato altri Paesi hanno gestito senza troppi problemi la concomitanza tra un voto nazionale e la presidenza di turno.
In materia di allargamento dell'Ue, la Polonia, che comunque agirà da "onesto sensale", honest broker, com'è tradizione per il Paese che occupa la presidenza di turno, dovrà trovare una sintesi tra il suo forte appoggio all'Ucraina, dettato da ragioni strategiche, e i problemi interni che comporta questo appoggio a Kiev, in particolare sul piano economico. Il settore agricolo polacco, che ha ancora un forte peso elettorale, è contrario al mantenimento della sospensione dei dazi sull'import dall'Ucraina e vorrebbe un ritorno al trattato commerciale Ue-Ucraina, meno favorevole alle derrate alimentari del vicino. Anche se Varsavia potrebbe voler indirizzare il dialogo nell’Ue "verso l’allargamento, ci sono questioni serie e spinose che dovrà affrontare", osserva Buchanan Ponchzek.
In materia di energia la Polonia, la cui economia ha una storica dipendenza dal carbone, non si è distinta finora come un campione della transizione energetica. In realtà, ricorda Buchanan Ponchzek, il Paese agisce "da tempo" come un freno sul Green Deal europeo, e "c’è ancora il rischio che tenti di utilizzare la presidenza del Consiglio Ue per abbassare le ambizioni della transizione energetica dell’Unione, rifocalizzando la discussione sulla 'sicurezza', piuttosto che sulla protezione del clima". E' probabile che Varsavia spinga per una maggiore protezione del confine orientale, dove si ripetono gli attacchi ibridi da parte di Bielorussia e Russia, che spingono migranti provenienti da altre aree del mondo verso il confine Ue (anche la Finlandia ha lo stesso problema).
La Polonia ha proposto il suo scudo orientale (Tarcza Wschód) che rafforzerà i confini con la Bielorussia e con l'enclave russa di Kaliningrad. La proposta dell’East Shield, ricorda Buchanan Ponchzek, "include elementi fisici per prevenire e scoraggiare l’attraversamento delle frontiere, nonché l’uso di sistemi di sorveglianza". Su questo la Polonia "ha già ricevuto un sostegno significativo dagli Stati membri appartenenti alla Nato, compresi gli Stati baltici".
Con l'avvento di Varsavia alla presidenza del Consiglio Ue, i rapporti tra la Commissione e la presidenza non potranno che migliorare, rispetto al semestre ungherese. Il premier polacco Donald Tusk, ricorda Buchanan Ponchzek, ha uno "stretto rapporto" con la presidente Ursula von der Leyen. Le aspettative per i primi 100 giorni di attività della nuova Commissione von der Leyen sono "alte". E una serie di atti legislativi "significativi potrebbero essere all’esame del Parlamento Europeo e del Consiglio entro i primi mesi del 2025". Spetterebbe quindi alla presidenza polacca del Consiglio "avviare i lavori" su questi dossier e cominciare a plasmare la discussione, individuando le possibili aree di consenso.
Per Buchanan Ponchzek, la Polonia arriva 'preparata' alla presidenza, la seconda della sua storia (la prima è stata nel 2011): dall'estate scorsa ha inviato un centinaio di diplomatici a Bruxelles per formarli sulle procedure Ue, in vista del primo semestre del 2025. Il Paese, continua, è "ben posizionato per portare avanti la discussione" sui singoli dossier. Ma non potrà fare tutto da sola: anche "gli altri Stati membri dell’Ue dovrebbero arrivare con le maniche rimboccate, pronti a mettersi al lavoro nonostante, o proprio a causa, il periodo tumultuoso che si sta rapidamente avvicinando", conclude Buchanan Ponchzek.