Prescrizione fino al 1977 e assoluzione per le contestazioni per i fatti successivi. E’ la difesa di Marcello Dell’Utri a chiedere il riconoscimento che troppo tempo è passato per un reato commesso. L’avvocato Giuseppe Di Peri, oggi nella sua arringa, ha chiesto di restituire “dignità alla verità”, ma di fatto ha accolto la tesi della Cassazione, che aveva annullato con rinvio la condanna in appello. In subordine l’avvocato ha invocato la prescrizione per i fatti commessi fino al 1986 e naturalmente l’assoluzione per quelli successivi. Al termine della requisitoria il pg Luigi Patronaggio aveva chiesto la conferma a sette anni della sentenza d’appello parlando di patto scellerato tra Cosa nostra e Berlusconi grazie alla mediazione dell’allora numero uno di Publitalia.
L’arringa della difesa era iniziata con un ringraziamento “innanzitutto la Corte d’appello e la pubblica accusa per il clima sereno che c’è stato durante il dibattimento perché, invece, gli altri gradi di giudizio del processo Dell’Utri sono stati connotati da un’atmosfera di tensione altissima che si è voluta realizzare attraverso la spettacolarizzazione del processo” in cui il senatore Pdl Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. “In primo grado, senza che ne ve fosse necessità – aveva proseguito Di Peri – si è voluta dare l’immagine di un qualcosa di losco attraverso l’audizione, ad esempio, di una telefonata importante, cioè la conversazione tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri, perché si voleva dare al processo una risonanza di carattere straordinario. Così si è tentato di coinvolgere innanzitutto la Finivest che in questo processo non c’entra niente”.
“Risibile che Dell’Utri abbia fatto carriera grazie alla mafia”. “Nel processo di primo e secondo grado si è voluto fare capire che il dibattimento fosse a carico di Silvio Berlusconi e non di Marcello Dell’Utri. Si è parlato di manovre politiche che avrebbe fatto la mafia. Addirittura si è detto che Forza Italia sarebbe nata su impulso della mafia, operazioni che miravano ad un altro obiettivo che in questo processo non era presente. Questo processo dura quasi da venti anni. Marcello Dell’Utri venne iscritto nel registro degli indagati nel 1994. Vent’anni di indagini e di processo. E Dell’Utri non ha mai utilizzato tecniche dilatorie, sono pochissimi i suoi impedimenti. Un processo che ha visto qualcosa come 253 udienze celebrate. I testi sentiti sono stati oltre 270″ aveva spiegato il legale che ha ribadito che Dell’Utri ha rinunciato alla candidatura per “l’amicizia e l’affetto che lo lega a Silvio Berlusconi. Abbiamo appreso che Dell’Utri ha rinunciato alla candidatura, ha fatto un passo indietro perché quando si ventilava l’ipotesi che con la sua candidatura il Pdl avrebbe potuto perdere qualche voto, ha preferito fare un passo indietro – aveva proseguito Di Peri – Allo stato non c’è una sola sentenza di condanna definitiva. Quando si è profilata ipotesi di danneggiare il progetto politico di Berlusconi, Marcello Dell’Utri ha fato un passo indietro. Ed è la riprova di un ulteriore e particolare affetto che muove Dell’Utri nei confronti di Berlusconi, di un’amicizia sana e sincera, un’amicizia che connota tutti i rapporti tra Dell’Utri e Berlusconi”.
Il difensore aveva spiegato i motivi che alla fine degli anni Settanta spinsero Dell’Utri a lasciare l’Edilnord con Berlusconi e passare con l’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda. “L’amicizia personale tra Berlusconi e Dell’Utri non è mai stata messa in discussione – aveva detto ancora Di Peri – non stava più bene con Berlusconi perché faceva solo lavoro di segretariato e ambiva a fare qualcosa di più, ecco perché passò con Rapisarda”. E ha aggiunto: “La Procura ha affermato che Dell’Utri avrebbe fatto carriera nelle aziende di Berlusconi solo per i suoi rapporti con la mafia. Risibile”.
Il difficile rapporto con l’ex stalliere di Arcore Vittorio Mangano. “Un rapporto difficile da gestire” aveva spiegato Di Peri parlando dei rapporti tra l’ex manager di Publitalia e il boss mafioso Vittorio Mangano, ora deceduto. Di Peri smentisce che tra i due ci fossero rapporti reali e parla di timore da parte di Dell’Utri, costretto ad avere a che fare con lo “stalliere di Arcore” per proteggere Berlusconi. “Mangano si era rivolto a Dell’Utri – aveva sostenuto il legale – perché facesse da intermediario con Berlusconi. Dell’Utri usava toni amichevoli perchè Mangano allora faceva paura”. ”Spero che questa sentenza restituisca dignità alla verità, alla logica e al buon senso” ha poi concluso l’avvocato che ha chiesto che vengano dichiarate prescritte le accuse contestate a Dell’Utri fino al 1977 e che per i fatti successivi si arrivi a un verdetto assolutorio. In subordine l’avvocato ha invocato la prescrizione per i fatti commessi fino al 1986 e l’assoluzione per quelli successivi.
Il processo è stato rinviato all’11 febbraio per le dichiarazioni spontanee dell’imputato e le conclusioni dell’altro legale Massimo Krogh.