24 giugno 1987
Che il terzo tentativo sia quello buono? Dopo i fallimenti di Germania 2006 e Sudafrica 2010, Lionel Messi vuole portare la sua Argentina sul tetto del mondo: riuscirci in Brasile sarebbe ulteriore motivo di immortale gloria. Al quattro volte Pallone d'Oro manca ormai soltanto l'affermazione nella rassegna iridata per consacrarsi come miglior giocatore di tutti i tempi, nonostante molti critici ancora non lo vedano al livello di Pelé e Maradona. Eppure i numeri parlano chiaro: 6 campionati spagnoli, 6 Supercoppe di Spagna, 2 Coppe di Spagna, 3 Champions League, 2 Supercoppe Europee, 2 Mondiali per club e un oro olimpico a Pechino 2008 con l'Albiceleste. Sul piano individuale la Pulce può vantare 4 Palloni d'oro, 1 Fifa World Player e 3 Scarpe d'oro, oltre a 4 titoli di capocannoniere della Champions League e ad una serie infinita di riconoscimenti.
Messi è un predestinato: nasce a Rosario il 24 giugno 1987 e muove i primi passi calcistici nel Grandoli, squadra allenata dal padre Jorge Horacio. Nel 1995 entra nelle giovanili del principale club di Rosario, il Newell's Old Boys. All'età di 11 anni i medici gli diagnosticano una rara forma di ipopituitarismo, deficienza di secrezione di somatotropina. Le cure costano caro, e nessun club in Argentina si assume l'onere di pagargliele. Arriva allora il Barcellona, che convince i genitori a trasferirsi col figlio in Catalogna: è la svolta. Dopo caterve di reti nelle giovanili, Messi esordisce in prima squadra il 16 ottobre 2004 contro l'Espanyol, risultando il giocatore più giovane di sempre nella storia del club a giocare nella Liga (primato che sarà battuto nel 2007 da Bojan Krkic). Il resto è sotto gli occhi di tutti. A Messi manca solo il Mondiale con l'Argentina: il Brasile lo attende.
La storia è nota ai più, ma è sempre curioso ricordarla. A scoprire Lionel Messi fu Carlos Rexach, ex giocatore e nel 1999 direttore sportivo del Barcellona: a segnalargli le prestazioni del giovane Leo furono dei parenti del ragazzo che vivevano in Catalogna, spiegandogli che fino a quel momento il bambino aveva realizzato 234 gol in 179 partite. Rexach lo vide giocare un paio di volte e non ebbe dubbi, nemmeno di fronte alla malattia del ragazzo che richiedeva cure piuttosto onerose. La storia narra che Rexach, al momento di stipulare il contratto col padre Jorge, non avesse a disposizione della carta. Gli fece allora mettere la firma su un tovagliolo di carta: la leggenda di Lionel Messi inizia così.